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Vulnicura: una nuova svolta per Björk ?

Vulnicura è stato annunciato come l’album del ritorno di Björk alla canzone dopo gli esperimenti “intellettual-polari” degli ultimi  lavori: Volta e Biophilia, spesso eccessivamente avanguardistici e indecifrabili.  In effetti un ridimensionamento dell’ambizioso apparato c’è stato e il risultato si presta a più di una riflessione. Vulnicura è anzitutto un disco totalmente autocelebrativo. Avrebbe dovuto uscire in contemporanea alla mostra che il Moma di New York dedicherà all’artista islandese nei prossimi mesi, ma i pirati del web hanno bruciato le tappe. E’ un disco autocelebrativo in quanto al suo interno c’è tutto quello che Bjork ha da mostrare di sé, alla soglia dei cinquant’anni, nel bene e nel male: un lavoro monumentale e sovrabbondante caratterizzato da ambientazioni sonore volutamente troppo piene o vuote. Ed è autocelebrativo perché descrive con dolorosa solennità la fine della relazione con l’artista e regista Matthew Barney.

Le canzoni di Vulnicura

Le “canzoni” ci sono (l’autrice ha addirittura definito Vulnicura “cantautoriale”), ma non sono certo quelle perle di innovazione pop a cui eravamo abituati a fine anni ’90.  Il risultato finale comunque, un po’ a sorpresa, è ottimo. Superate le perplessità che i primi ascolti possono suscitare, prendendo confidenza col prodotto si scoprono dei veri e propri gioielli nascosti tra le nove, lunghissime, tracce. Il brano di apertura, Stonemilker, sfoggia, un ritornello, costruito su due note, perfetto nella sua semplicità. Si prosegue con lo stesso clima nel brano successivo, Lionsong, per arrivare alla splendida Black Lake, un album nell’album di dieci minuti. Trascurabile il duetto con Antony Hegarty in Atom Dance. Lo stupore ritorna con Notget, dove, anche qui con grande abilità, Bjork ci porta, attraverso un percorso cupo e difficile in un’atmosfera sublime e a tratti lirica. Tanta presunzione? Certo, ma anche tanto talento per questo gradito e atteso ritorno.
8/10
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Ha suonato con band punk italiane ma il suo cuore batte per il pop, l’elettronica, la dance. Idolo dichiarato: David Byrne. Fra le nuove leve vince St. Vincent.

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