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di Fausto Meirana

Un anno fa, l’uscita quasi clandestina dell’album semplicemente intitolato Bonnie ‘Prince’ Billy (*) – pubblicato del tutto in proprio, fino alla distribuzione nei negozi – aveva sorpreso un po’, ma non troppo, visto che il ‘principe’ Oldham ha sempre cambiato con facilità nome, stile, accompagnatori e abbigliamento (**). Qui, dopo le parentesi con i Trembling Bells (2012) e Dawn McCarthy (2013), si confronta con se stesso, riproponendo molti (nove su undici) dei titoli di Wolfroy Goes To Town, disco del 2011. L’operazione riesce talmente bene che alcuni dei brani di quel disco appaiono ora come dei demo, acerbi e rozzi, se confrontati con le scintillanti versioni/rifacimenti di Singer’s Grave – A Sea Of Tongues. Ad aiutare Will Oldham, oltre al fidato Emmett Kelly alle chitarre, ci sono Chris Scruggs, della nota famiglia, che aggiunge mandolino e ukulele, e le sorelle McCrary, gruppo vocale d’impostazione gospel, che esalta la rilettura di We Are Unhappy. La stessa voce del leader sembra essere più chiara nel timbro e persino nella pronuncia, come se volesse svelare un ulteriore aspetto della propria arte. Sperando che nessuno gridi al tradimento per i decisi sapori country, queste piccole concessioni alla chiarezza acustica sono le benvenute, e aiutano anche a sopportare la copertina salgariana, francamente da dimenticare.  

8,7/10

 

(*) Il video a fine recensione è di un brano, splendido, tratto proprio da Bonnie ‘Prince’ Billy.

(**) A proposito di ‘abbigliamento’, si ricorda con una certa impressione un Will Oldham estivo sfoggiante infradito in plastica da due euro associate a unghie dei piedi accuratamente laccate di blu.

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Bonnie “Prince” Billy – Bad Man

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