di Antonio Vivaldi
Ultimamente ci si era abituati a considerare i Calexico come qualcosa di conosciuto e rassicurante. Si sapeva cosa avrebbero prodotto e se ne era contenti, anche se mai davvero entusiasti. Diciamo che l’amore per un disco come The Black Light (1998) aveva poco a poco lasciato il posto all’affetto per Carried To Dust (2008). Ma poiché l’abitudine a qualcosa è il passo che precede la noia, si attendeva con qualche timore il nuovo lavoro del duo Burns-Convertino. Invece Algiers è uno dei loro titoli migliori, forse il migliore a livello compositivo. Si potrebbe immaginare sia stata l’aria salmastra di New Orleans (dove le canzoni sono state registrate) a spazzare via la polvere del disco precedente; in realtà Algiers non propone grandi novità sonore e nemmeno l’ipotizzabile spruzzata di spezie creole: è semplicemente un disco più arioso, più suadente e meglio scritto dei due-tre che lo hanno preceduto. Si potrebbe dire che i Calexico sono, in un ambito genericamente ‘roots’, accostabili ai R.E.M. Come questi infatti, si esprimono al meglio nei momenti dove il tono romantico si screzia di un minimo di pathos, ansia, oscurità (Para oppure Maybe on a Monday che qualcuno sostiene essere una murder ballad) . Una volta tanto il cd aggiunto all’edizione deluxe non è pleonastico: 12 brani dal vivo con il gruppo accompagnato da due diverse orchestre sinfoniche tedesche che enfatizzano la dimensione più epica e ampia della musica del gruppo di Tucson.
8,5/10