I Chairlift ci riprovano con Moth
Terzo appuntamento con i Chairlift: è la volta di Moth. Il duo di Brooklyn è attivo dal 2008, ma si concede con parsimonia nell’attesa di trovare il ritornello giusto per diventare la next big thing del pop mondiale. Neanche stavolta ci riesce. Moth è un disco troppo elegante e ricercato per scalare le chart, mentre funziona per un pubblico che ha voglia di cimentarsi con un sound più originale e di avanguardia. La linea melodica è la giusta evoluzione dei primi due lavori, Does You Inspire You (2008) e Something (2012), arricchita dalle recenti esperienze della cantante Caroline Polachek con personaggi del calibro di Beyoncé e Blood Orange.
Dieci nuovi brani quindi ben costruiti, consistenti e arrangiati alla perfezione che attraversano più generi spaziando dal r’n’b al synth pop in una miscela alquanto stravagante e coraggiosa. Due brani più orecchiabili ci sono: Romeo e Ch-Ching, ma si vede che i Chairlift in Moth si applicano di più quando vogliono sperimentare e qui danno il meglio in Crying In Public e No Such Thing As Illusion, dove al già stravagante complesso euritmico aggiungono anche una vena minimalista spiazzante. Un po’ troppo impegnativi?
7/10