fuck buttons

fuck buttons

di Antonio Vivaldi

L’elettronica è il luogo sonoro per eccellenza della ‘paura’ pop. Lo è da oltre quarant’anni: le recensioni di Phaedra dei Tangerine Dream datate 1974 somigliavano tantissimo a quelle che accompagnano oggi l’uscita di Slow Focus dei bristoliani Fuck Buttons e anche lo spirito delle musica è simile: drone-rock monolitico-onirico che molto gioca sul salto d’ottava. Gioca anche sulla glacialità e sull’alienazione rendendole invitanti al punto che i Fuck Buttons hanno fatto da colonna sonora, insieme ad altri, alla cerimonia d’apertura delle Olimpiadi di Londra 2012 (se non è un evento pop, quello). E poi diciamolo, per fare musica che dia angoscia, che comunichi inumanità bisogna essere almeno Jovanotti; lui sì che destabilizza. Checché ne dicano molti colleghi pronti a citare il solito monolito di 2001 Odissea nello Spazio (occhio che prima o poi si stufa e vi aizza contro gli scimmioni cattivi), questo è un disco carino, molto carino, con il momento migliore nell’ampia Hidden Xs, ma alla fine non grandioso, non allucinatorio, non cosmico e senza l’ironia dei Daft Punk o il gusto un po’ cialtrone di Moroder. Quanto alla dimensione onirica,  il gatto rosso che dormiva vicino agli altoparlanti ha avuto un sussulto ai primi secondi di Brainfreeze, poi ha richiuso beatamente gli occhi senza nemmeno cambiare posizione.  

 


6/10

 

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Fuck Buttons – The Red Wing

 

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