Hospitality-Trouble

 Hospitality-Trouble

di Renato ‘Campominato’

Dopo l’incolore disco di esordio, il trio di Brooklyn si ripresenta con questo secondo lavoro di ottima qualità, dove spicca uno stato di grazia compositivo. Colpiscono soprattutto la disinvoltura nel passare con eleganza tra diversi generi musicali (a volte all’interno dello stesso brano) e la meticolosa cura dei particolari, anche i più minimi, che contribuiscono non poco a sostenere la struttura dei brani. Amano probabilmente complicarsi la vita decidendo di aprire l’album con il pezzo meno immediato (Nightingale), poi la strada è decisamente in discesa, partendo dall’affascinante Going Out, punta di diamante del disco, seguita dalla spumeggiante I Miss Your Bones. Inauguration sembra uscita dalla penna dei fratelli Reid più ispirati, mentre Rockets And Jets riporta alla mente i Metric. Tutto il potenziale della stupenda voce della leader Amber Papini si manifesta in Sullivan, da ascoltare guardando da una finestra imperlata di pioggia. Persino una sciocchezza come It’s Not Serious diventa gradevole, mentre Last Words è una disperata richiesta di aiuto in chiave synth pop. Chiudono questo bel viaggio Sunship e Call Me After, acustiche istantanee di paesaggi malinconici. Per stuzzicare la curiosità ne consiglierei vivamente l’ascolto a chi in passato ha apprezzato la new wave più morbida, il moderno chamber-pop dei Belle & Sebastian (e i progetti paralleli dei componenti), il rock alternativo dei Throwing Muses o a chi ha solo voglia di un buon disco.

7,5/10

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