Joe Jackson: a volte ritornano.
È scontato ma è così: a volte ritornano e quindi, a pochi mesi dal nuovo Elvis Costello che è parzialmente tornato a fare quello che sa fare meglio, cioè scrivere canzoni pop, ecco che si palesa pure Joe Jackson, che degli anni d’oro della new wave pop fu, insieme all’occhialuto, per un po’ pure egli, degno alfiere. Certo, parliamo di strade che presero poi percorsi diversi. Joe Jackson era partito come una cannonata con Look Sharp, aveva svoltato con Beat Crazy ed entrato direttamente nell’autostrada del grande successo con Night and Day. Non che la cosa gli fece un gran bene perché da lì si montò la testa e tentò pure sbiaditi paragoni ed omaggi con Duke Ellington… ma per mia fortuna oggi posso ascoltare Fool.
Fool, ritorno alle origini
Smontando tutta la paraphernalia che ammantava buone pop songs di ridondanti arrangiamenti e tornando alla forma classica rockenrolle di basso, chitarra , batteria e pianoforte, Fool ha, come manifesto programmatico, tutte le caratteristiche del vecchio approccio all’ascolto: otto brani, 40 minuti. Ottimo anche se devo precisare, per onestà, che l’effetto autoanagrafico mi rende indulgente…
https://youtu.be/Bnc1EasHvZg
Big Black Cloud è un grande inizio, melodie vocali straclassiche, qualche riferimento al solito quartetto di Liverpool, si percepisce che l’ispirazione c’è e la canzone pure. Arriva poi la bomba Fabolously Absolute, forse l’uomo look sharpa di nuovo, pare che sia tornato indietro nel tempo ma di tutto sa meno che di vecchio, sarà che quel ritornello di tastiera elettronica mi fa l’effetto di stare nelle stessa stanza con il Doctor Who, comunque amore al primo ascolto.
Un mix di suoni di differente origine per il Joe Jackson 2019
Dave è pura scuola pop inglese, ci son dentro i Kinks, ma soprattutto c’è il Joe Jackson presbornia di popolarità. Una canzone di una semplicità compositiva apparente ma che più catchy ‘unzepò. Strange Land ci riporta con i suoni a una new wave evoluta. Una ballad che ha addirittura un non so che di prog più nella sostanza che nella forma, poi mi dite se avete avuto la stessa impressione. Poi quando il neoclassicismo pianistico di Jackson prende il via, pelle d’oca.
Friend Better è un omaggio, voluto o meno, agli Steely Dan. Ancora gran canzone, arrangiamento crudo ed essenziale, il feng shui del pop. Pensare che sto gran fan di Jackson non lo fui… La title track Fool parte caraibica; è con un megafono che il nostro si esprime, uptempo e cori, poi parte un sitar e il gioco della nostalgia è pronto in tavola.
Si finisce nostalgici ed entusiasti
Ci si avvicina al finale con 32 Kisses , sempre eccellenza pop, molto vicina alle atmosfere di Night and Day ma meno laccata, senz’altro frutto di una maturità compositiva ineludibile vista la carriera… E poi si conclude con Alchemy che parte in sordina e diventa un ‘bachelorissimo’ brano alla Burt Bacharach dei tempi migliori, musica con cadenze lounge non viziate, vado a prendere le candele e lo cherry, poi quando parte il cantato mi arrendo alla compiutezza di un grande album che probabilmente non farà chissà che clamore ma che ascolterò di nuovo e di nuovo.
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