kill the vultures carnelian

Il ritorno dei Kill The Vultures.

Quando i Kill The Vultures esordirono  nel 2005 si tendeva a distinguere fra il loro hip-hop spoglio, cupo e nobile e quello mainstream  tutto bitch e catene d’oro di Jay-Z e Snoop Dog senza immaginare la possibilità di qualcosa di intermedio. Il tempo è passato e l’hip hop ha assunto le forme articolate e persino esistenzialiste di Kendrick Lamar, Vince Staples e Tyler, The Creator, mentre dei Kill The Vultures non si è sentito più parlare. Ritornano oggi, dopo sei anni di silenzio, con poca fanfara,  formazione ridotta da quattro a due elementi e, a dire il vero, scarsi esiti mediatici. Eppure potrebbero trovare ulteriore ispirazione e meritati riscontri  in questo paesaggio sonico mutato in meglio, anche se la definizione hipster-hop rischia di  rovinar loro la reputazione a tempo indeterminato.

Carnelian è un disco che fa riferimento all’avanguardia ormai storica di John Zorn e Tuxedo Moon e a certo jazz alternativo newyorkese, con interventi strumentali molto eleganti (Flying Lotus potrebbe esserne invidioso) in bel contrasto con l’asprezza anche concettuale del rapping. L’insieme è meno fosco e più godibile rispetto al passato e solo il flow sempre serioso (ma si potrebbe definire anche espressionista) di Crescent Moon appesantisce un po’ l’insieme. D’altronde una musica che vuole raccontare il disagio tanto agevole non può essere.

Kill The Vultures – Carnelian
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