king creosote astronaut meets appleman recensione

king creosote astronaut meets appleman recensione

 

Tra pop e musica celtica

Il seguito di From Scotland With Love, il disco ‘patriottico’ del 2014, conferma la felice vena del cantautore scozzese Kenny Anderson, ovvero King Creosote.

Nonostante titolo e copertina siano in tema cosmico, Astronaut Meets Appleman non è un concept-album, tant’è che alcune delle canzoni, marchiate dal suono di cornamuse molto terrene, starebbero bene anche nel lavoro precedente.

Il disco, peraltro, prende forma nell’isola di Mull, in  Scozia, e in Irlanda, quindi la dimensione un po’ celtica era proprio nell’aria, o meglio, nel vento.

Un disco solo in parte riuscito

Nei diversi brani, la vena pop di King Creosote  si veste di violini e arpe (Faux Call), violoncelli (Betelgeuse),  o incontra i quattro quarti  più rock, ricordando  i conterranei Aztec Camera, come in Love Life; il tutto è parzialmente compromesso da Peter Rabbit Tea, un  pastiche non troppo riuscito, dominato da una voce di  bambina, la figlia,  che ripete una frase sopra un arrangiamento orchestrale.

Ma è un peccato veniale, d’orgoglio paterno, che costerà al Re e alla sua creatura (il disco, naturalmente) solo un mezzo punto in meno…

7,5/10

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Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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