L’orso – Ho messo la sveglia per la rivoluzione

L’Orso si dev’essere stancato di stare immobile a guardarsi le scarpe… Come Uno Shoegazer è un sogno da cui svegliarsi a 18 minuti dall’inizio della nuova raccolta firmata Mattia Barro, nuovo sound, nuova formazione, salto in avanti e contemporaneamente ritorno ad una certa purezza adolescenziale: l’ursino progetto Garrincha abbandona l’imbiancata casa paterna del primo album per abitare uno spazio più elettronico e rappato, recuperando qualcosa della risolutezza degli inizi (L’adolescente EP, La Provincia EP) che fino ad oggi era rimasto tagliato fuori.
Qui, allegorie shoegaze e allarmi sveglia esprimono la necessità di restare concentrati nonostante il divagare dei ricordi, di assumersi le proprie responsabilità musicali e finalmente smetterla di piangersi addosso. Una sorta di indie-pragmatismo affezionato.
Ho messo la sveglia (rap) per la rivoluzione… rock
Curatissimo e spigliato il disco si sa vendere splendidamente, in un catalogo di accenti synth, di scariche electro-pop a rimare le rime apocopiche di Mattia L’orso Barro (“post-it/nascosti”; “curriculum/ridicolo”; “gin-tonic/proponi”), dove anafore pianistiche e parentesi post-punk partecipano insieme alla composizione di una poetica originalissima, tra rap italiano e rock americano, tra Fabri Fibra e David Byrne.
Un risveglio nella serietà, nella creatività, ma anche e soprattutto nella tensione ritmica: Il Tempo Ci Ripagherà, Festa Di Merda, Quello Che Manca, tra le altre, muovono i sensi dell’ascoltatore per l’attrito poliritmico di parole ‘mal cantate’ e strumenti ben suonati, attraverso i cambi di passo di una danza continua.
E se l’essenza di una musica è anche il suo limite, forse solo dove Garrincha, Talking Heads e rap-Italia-00s emergono esplicitamente risulta difficile insistere nella raggiunta maturità (I Buoni Propositi feat. COSTA!, Baader Meinhof feat. Lo Stato Sociale) ed è meglio rimandare ancora la sveglia di qualche minuto.
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