Ritorno in forma per Mark Lanegan con Imitations.
Con il suo timbro vocale grave, oscuro e suadente, Mark Lanegan è il perfetto esempio di chi farebbe un figurone persino cantando l’elenco del telefono (peraltro un tomo orma difficilissimo da reperire). L’ex Screaming Trees non aveva troppo convinto, specie come compositore, nei lavori recenti e sembra ora puntare proprio sulla voce incidendo il suo secondo disco di sole cover dopo I’ll Take Care Of You. “Bello sforzo per uno come lui”, si potrebbe dire e invece lo sforzo c’è stato visto che: a) Imitations è un album a tema; b) Lanegan si è preso qualche rischio scegliendo alcuni brani dove più del timbro conta il fraseggio (ambito in cui i cantanti di estrazione rock tendono, letteralmente, a balbettare). L’idea base è stata quella di ispirarsi alla collezione di vinili dei genitori con il risultato che, per buona parte, il disco funziona come “romanzo di formazione” in chiave sonora.
Classici rivisitati con affetto
Evidentemente i signori Lanegan amavano molto il vellutato cantante-intrattenitore tv Andy Williams, qui rivisto in tre brani e nella sua versione più malinconica. Notevole è soprattutto Autumn Leaves, a cui viene regalato molto più esistenzialismo rispetto alle versioni di Williams e degli altri interpreti anglofoni, con un avvicinamento, forse inconsapevole, all’Yves Montand dell’originale francese Les Feullies Mortes.
Mark Lanegan canta Frank Sinatra
Si diceva prima del fraseggio e il discorso vale ovviamente per i due pezzi legati a Frank Sinatra: Pretty Colors , intonata con grandeur decadente alla Scott Walker, e una sorniona Mack The Knife per chitarre acustiche. C’è poi una sezione “moderna” che affronta maudit e mauditesse dei giorni nostri come John Cale, Nick Cave, Greg Dulli, il francese Gérard Manset e la new entry Chelsea Wolfe. Non è dato sapere il perché di questa progressione temporale; forse l’idea è quella di mostrare una sorta di pensosa continuità fra pop di ieri e rock d’autore odierno, con la voce a fare da filo conduttore. In ogni caso il progetto risulta ben pensato realizzato e, se proprio gli si vuol trovare una pecca, questa sta nel non aver maggiormente attinto al pathos profumato di crisantemi di Elégie Funèbre o al sentimentalismo da centro commerciale di I’m Not The Loving Kind.
7,5/10