mogwai ravetapes

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Gli scozzesi Mogwai e l’eredità del post-rock: Rave Tapes

Nel corso dei decenni i dischi solo (o molto) strumentali si sono fatti una brutta fama a causa del progressive più avvitato su se stesso e soprattutto del funesto jazz-rock, un mondo sonoro più onanista di un cinema porno che neppure la lontananza temporale da Bill Cobham e Mahavishnu Orchestra riesce a rendere oggi accettabile. La situazione è cambiata negli anni ’90 grazie all’entrata in scena del cosiddetto post-rock, con la sua attitudine tra il metodico e lo sballato, bella nelle intenzioni ma non sempre supportata dal talento dei protagonisti. A fare la differenza e a dare alla musica strumentale sane credenziali alternative sono stati due gruppi anch’essi nati in quel periodo, gli australiani Dirty Three e gli scozzesi Mogwai. Più descrittivi e poetici i primi, più viscerali e legati alla dinamica piano-forte-piano i secondi, entrambi hanno saputo essere subito intensi e riconoscibili. Il problema è che i riconoscibili alla lunga  finiscono per diventare risaputi e questo è accaduto in particolare per i Mogwai.

I Mogwai dagli esordi al presente

La loro musica non è molto cambiata rispetto agli esordi e i loro album si contraddistinguono per variazioni, a volte minime, di impatto sonoro o di colori strumentali. Rave Tapes, ad esempio, suona diverso dal precedente Hardcore Will Never Die, But You Will per il tono più sommesso e per qualche passaggio ambient di troppo, ma non fa registrare novità epocali.

 

A volte sembra girare a vuoto e a salvarlo dalla monotonia provvedono alcune belle intuizioni quali la serialità giocosa di Simon Ferocious, le tastiere incupite e quasi alla Schulze prima maniera di Remurdered, la solennità di Blues Hour (unico episodio cantato) e l’astratta bellezza della conclusiva The Lord Is Out Of Control, con la voce trattata al vocoder. A livello timbrico si percepisce un gusto più accentuato per le tastiere vintage, mentre la riscoperta delle colonne sonore di Goblin e simili, annunciata nelle interviste, è percepibile con un certo sforzo  In sostanza: chi conosca i Mogwai sarà moderatamente soddisfatto di Rave Tapes come dei tre-quattro dischi precedenti; chi li incontri per la prima volta tramite questo disco ne resterà abbastanza affascinato, come sarebbe peraltro accaduto con i tre-quattro dischi precedenti. Anche le medaglie soniche hanno due facce.

6,5/10

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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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