ParquetCourts

ParquetCourts

di Marina Montesano

I Parquet Courts sono diventati i beniamini della critica indie, e in effetti come si potrebbe dirne male? Tra Frankenstein ed enciclopedismo, riuniscono nella loro musica alcuni degli evergreen dell’universo alt-tutto. Le chitarre taglienti (tra le migliori in giro) e le voci trascinate di Bodies, Raw Milk e Black And White gridano Velvet Underground e Television, ma si arriva fino ai Pavement per certe canzoni un po’ sghembe che non sembrano andare in una direzione precisa, eppure sono belle, o al secco post-punk stile Wire. Non si dimentica nemmeno il punk veloce nell’ossessiva Always Back In Town e soprattutto dell’infuocata Sunbathing Animal. Senza contare che sono così newyorkesi da far sembrare i poveri Strokes pronti per Las Vegas. Sul nuovo Sunbathing Animals aggiungono alle influenze consuete Dylan, che fino a oggi mancava: ascoltate Instant Disassembly (con tanto di ‘mamacita’ nel testo), la cadenza della voce, persino la chitarra con le due-tre note ripetute sembra quella di Bob. Alla fine, davvero, come potrebbero non piacere? Certo, magari un piccolo passo falso ogni tanto, un po’ di cuore in più e un po’ di mente in meno aiuterebbero anche ad amarli, oltre che ad apprezzarli. Ma a questo punto stiamo facendo i difficili.

7,4/10

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Parquet Courts – Sunbathing Animal

 

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