A tratti ancora un Paul Weller d’annata per Saturns Pattern
Cominciamo dalla fine. These City Streets, il brano che conclude Saturns Pattern, può di diritto insediarsi tra le grandi canzoni composte da Paul Weller nella sua ormai pluridecennale carriera: dall’incedere lento e soul, con la voce calda e così facilmente individuabile, vorremmo che tutto il nuovo disco fosse così, e allora grideremmo al capolavoro. Purtroppo, come tante rockstars in età matura hanno notato, con il tempo le canzoni non vengono più fuori facili facili come in gioventù.
Un disco alterno
Purtroppo, il resto di Saturns Pattern si tiene ben al di sotto rispetto a tale standard; potremmo dire che si tratta di un disco interessante più che bello, nel senso che cerca nuove strade e così facendo dimentica le melodie avvincenti che tante volte in passato Paul Weller ha saputo creare. La cifra stilistica alterna momenti di impatto rock, come l’iniziale White Sky, con quelli più meditativi, a tratti quasi prog che arrivano nella parte centrale del disco. Poi ecco gli otto minuti magici di These City Streets e finito il disco ci si ritrova a canticchiarla, magari in attesa che Weller riesca a sfornare qualcosa di più convincente da cima a fondo; c’era riuscito non tanti anni fa, con lo splendido Wake Up The Nation del 2010, e pensiamo che potrebbe farlo ancora.
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