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di Raimondo Bignardi

Il duo formato da Mary Halvorson (chitarra e voce) e Kevin Shea (batteria e voce), due storici performers della scena avant di NY, si arricchisce di un bassista, Kyle Forester e di una formidabile sezione di fiati, per un album concepito nel 2008 ma che viene pubblicato solo quest’ anno.
Recentemente avevo ascoltato Mary nell’ottimo Hammered di Ches Smith Ad The Arches dell’ anno scorso, ma lì aveva un ruolo più defilato. Kevin, invece, lo ricordo nell’ultimo album di Micah Gaugh e con i vecchi Storm And Stress.
Questo è un album dalle mille sfumature e dai mille riferimenti: l’approccio è punk, dopo aver superato il brano di apertura, per soli fiati, che rimanda al jazz europeo, ma c’è dentro Zappa, Wyatt, un po’ di post-rock, un po’ di folk sbilenco (Barrett, Chilton), un po’ di free-jazz.
Shea picchia come un dannato, un vero e proprio wall of sound percussivo, chitarra e fiati a tratti alimentano il furore e a tratti lo stemperano magistralmente. Ma la vera sorpresa sono le voci: Mary sostiene di non aver mai cantato prima d’ora, ma la sua interpretazione è splendida, un po’ Annette Peacock, un po’ Raincoats, on po’ Breeders. Kevin canta spesso all’ unisono con Mary, ma è meraviglioso nell’ultimo brano dell’album, accompagnato solo da un’acustica.
14 brani in tutto, alcuni non raggiungono il minuto di durata, ma che intensità!
Ascoltare questo album è come visitare un museo di arte moderna: non hai idea di cosa ci sarà nella prossima stanza ma non vedi l’ora di arrivarci. Per me sarà sicuramente uno dei dischi del 2014.

9/10

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People – at Death By Audio, Brooklyn – July 2, 2014

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