Le percussioni incontrano gli archi nella collaborazione fra A Moving Sound ed Ethel.
Questo nuovo lavoro dei taiwanesi A Moving Sound (di loro mi sono già occupato su queste pagine) nasce dall’incontro avvenuto due anni fa con il quartetto d’archi americano Ethel. Entrambi i gruppi nella loro attività creativa hanno amato oltrepassare i confini di genere per sperimentare sonorità nuove e inedite: i primi partendo dal folklore cinese lo hanno contaminato con influenze diverse sia asiatiche che africane e sudamericane, i secondi si sono avventurati in sperimentazioni che travalicano la classica contemporanea e la musica da camera. Lecito dunque attendere con curiosità e buone aspettative questo The Wheel of Fire.
L’idea di partenza di The Wheel of Life
L’album è un concept ispirato alla meditazione buddhista, il viaggio della nostra anima dall’arrivo sulla Terra, le traversie della vita fino alla morte e al ritorno a casa nel continuo ciclo della ruota della vita. Non a caso nelle varie canzoni ci sono richiami a mistici e visionari come Rumi e Carlos Castaneda, ai tarocchi e ovviamente agli insegnamenti di Buddha e alle tradizionali cerimonie religiose di Taiwan.
La musica è un invito alla trascendenza, a liberarsi dalle catene della vita materiale e a ritrovare la gioia di una vita libera e creativa. Emblematica in tal senso è la conclusiva Jump: “Dobbiamo tutti rimanere connessi al nostro spirito innocente e romantico. Sebbene il futuro sia pieno di sfide e incognite, apriamo le braccia, facciamo un passo coraggioso e saltiamo per i nostri sogni!” ha dichiarato la cantante Mia Hsieh.
Da notare che negli arrangiamenti delle canzoni i Moving Sound suonano solo le percussioni e rinunciano quindi ai numerosi strumenti tradizionali che caratterizzano i loro album precedenti. Questa scelta da un lato rende più accessibile la musica alle orecchie occidentali e dall’altro conferisce un ruolo ancor più importante alle straordinarie qualità vocali di Mia Hsieh, autentica mattatrice del disco con la sua voce estremamente duttile ed espressiva che si esprime in vari dialetti cinesi, in inglese e anche in una lingua inventata. Il dialogo fra gli archi degli Ethel e la voce di Mia sono l’elemento espressivo principale del disco, sia gli uni che l’altra si muovono agilmente fra sperimentalismo, classica e folk creando una tavolozza di suoni inedita e affascinante.
I brani dell’album
L’album inizia con la misteriosa forza mistica di Goddess of the Sea, un rituale esaltato nel finale dalle percussioni; la successiva Crying Song è un canto dolente e drammatico che rievoca, anche attraverso il suono nervoso degli archio, le turbolente vicende politiche dell’isola e le sofferenze della sua popolazione. Dynasty Falls, carica di tensione e dramma, è ispirata ai tarocchi e raffigura chi cerca nella vita potere e denaro; la voce di Mia si eleva acuta e stridente a evocare un’anima tormentata e insoddisfatta. In The Water of Life si respira invece un’atmosfera di intenso raccoglimento e di estatico stupore. Dopo la lunga e quieta Rite of Passage esplode l’esuberante e colorita First Thunder of Spring fra lirismo e spettacolari improvvisazioni vocali di Mia Hsieh, mentre Starshine si ispira alla transizione di un’anima in un’altra nel suo viaggio verso l’ignoto: sia i versi recitati da Scott Prairie, sia l’intonazione dolce e melodiosa della voce di Mia, che intona anche un canto buddhista, danno al brano un’atmosfera intensa e raccolta.
A conti fatti un esperimento riuscito che ci offre una lettura nuova della musica dei taiwanesi, forse meno ostica, ma che senza perdere il proprio forte legame con la cultura dell’isola trova nell’incontro con la creatività e la l’esperienza cameristica degli Ethel il modo per scoprire nuove strade e dimensioni.
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