Damon McMahon e Amen Dunes.
Damon McMahon è l’anima degli Amen Dunes, che ha formato quasi dieci anni fa e che nel 2014 si erano fatti apprezzare con Love. Freedom arriva dopo qualche anno e con una gestazione a dir poco complicata. Mentre Amen Dunes erano in studio, alla madre di McMahon è stato diagnosticato un tumore incurabile. Sembrano riferirsi a questo le parole di Time, uno dei brani migliori di Freedom. Che è tuttavia disco malinconico, non triste o depresso. E che rappresenta anche qualcosa di nuovo rispetto al precedente.
Freedom
La tradizione americana evidente in Love è presente anche in Freedom. Amen Dunes tuttavia non si fossilizza sul passato e prova nuove strade, particolarmente evidenti nell’iniziale (e molto bella) Blue Rose. Che riecheggia le sonorità degli Spiritualized, sebbene in modo più lineare, meno psych. Se si unisce al fatto che la voce Damon McMahon è magari poco appariscente, ma davvero ipnotica, ecco che un po’ di space-rock invade Freedom.
Time prosegue almeno in parte con le stesse atmosfere, così come Skipping School. È un inizio eccellente per il disco, che fa sperare di avere a che fare con uno di quei lavori che contano davvero.
La storia di Miki Dora rievocata da Amen Dunes
Non tutto in Freedom si mantiene sulla stessa intensità. Il singolo Miki Dora, che porta il nome, e ricorda, con piglio nervoso e variazioni minime, la vicenda di un surfista e truffatore degli anni ’50-’60, è certamente un buon momento. Così come la conclusiva L.A. dalle atmosfere crepuscolari, che chiude davvero bene il disco fra rallentamenti e ripartenze.
Altrove Freedom vira verso composizioni più manierate e comunque mai banali, che potrebbero piacere a quanti avevano amato il disco precedente. Sono tuttavia le novità che Damon McMahon e i suoi Amen Dunes riescono a iniettare in una tradizione pur gloriosa a rendere quest’ultima loro prova assai vicina all’eccellenza.
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