Arriva dal futuro Memory Recall Of A Replicant Dream dei fratelli Barrano aka Aspic Boulevard.
Ma quanto sono bravi i fratelli Barrano? Dalla Sicilia, se non erro da Caltagirone, troviamo Marco che è valente musico, si inventa persino gli strumenti con quell’attitudine che fa tanto Kraftwerk primissima maniera, a Alessandro che è musico pure lui e applica la sua valente passione e professione per la fotografia ai propri intarsi percussivi e non.
I due fratelli hanno lavorato come Aspic Boulevard a Memory Recall Of A Replicant Dream in maniera certosina e artigianale, e lo si legga come gran merito. Nel loro essere completamente dissociati da qualsiasi musica si senta oggi vi interpreto uno spirito iconoclasta e Panico, un non allineamento a nessuna tendenza se non quella di essere liberi di esprimersi attraverso la musica con atteggiamento serio e, al tempo stesso, non serioso.
Un disco per il presente e il futuro
Davvero incredibile ascoltare, in quest’anno che ha visto concretizzarsi le peggiori distopie pandemiche tante volte prefigurate nella migliore sci-fi, un album che abbia la capacità intrinseca di portare l’ascoltatore in territori originalissimi e assolutamente inesplorati, là dove nessun uomo è mai giunto prima… Con quelle caratteristiche che hanno fatto, appunto, della letteratura e del cinema fantascientifici un non meritato sottogenere per secoli sino a rendersi conto, oggi, di quante previsioni avremmo potuto interpretare come segnali di questo presente e chissà, forse, persino prevenire.
I richiami a letteratura e cinema
Già dal titolo si comprende la passione per Philip K. Dick. Quel replicant dream la dice lunghissima così come il memory recall che richiamano due racconti portati entrambi sullo schermo con diverse fortune. Ecco, la suggestione, la prima che mi viene in mente, è di assistere ad un capolavoro sonoro per immagini ancora a venire, una colonna sonora che si colloca tra gli Ufo crash del passato e le apocalissi, si spera del futuro. Musicalmente c’è una ricchezza di suoni impressionante: gli stranianti ma mai ovvi accostamenti tra strumentazione vintage e i suoni prodotti dalle invenzioni di Marco collimano perfettamente. Li immagino come lounge music per un Korona Milk Bar ma anche come musica proposta postuma per la Decima Vittima, con Marcello Mastroianni biondo killer che se la balla in penombra.
Aspic Boulevard – Memory Recall Of A Replicant Dream è già un classico
Con un impianto prevalentemente strumentale si parte dall’intro Interference, space age music con frequenze alla ricerca di suoni da chissà dove, ci si cala in En Plen Air con timore referenziale e con un cantato sintetico e caldo al tempo stesso, si sente la lezione dei maestri kraut. Akragas parte con tastiere strusciate come nylon ed evolve in una marcia solenne per il Dune che Jodorowski mai non fece. Les Etoiles Des Lascaux è lounge psicotronica, un omaggio chissà quanto consapevole al Maestro Umiliani. Aerial Steam Horse è Frippiana nell’incipit e psichedelica come un cartoon del Professor Balthazar, amore al primo ascolto. Electromagnetic Playground, tra field music e Popol Vuh ci porta rapidamente in una sala giochi giapponese, al Pacman stanno giocando gli Harmonia.
Kubernetikos è un pamphlet elettro-etnico, il sangue non è acqua. M42 Nebula ci porta appunto nella Nebulosa di Orione, una delle più visibili a occhio nudo, alcuni suoni potrebbero provenire da lì… Refraction Diffraction Polarization si spinge in territori ancora più estremi, molto osservante del proprio titolo. Urania, programmatica sin dal titolo, è la resa sonora delle molteplici copertine di Karel Thole, se ne scelga una caso e ci si accinga alla lettura del romanzo con il brano in cuffia. Tra l’altro, sentito tutto via earphone il disco è, come si diceva un tempo, un acido… Fractals pare riprendere il filo del discorso frippiano ma immediatamente siamo in zona X, altra musica per le frange di immaginari popoli in fuga verso le Pleiadi.
Finale a sorpresa
Sorprende l’approccio finale, Akragas Reprise che, dopo l’orgia psicoplastica, si fa viatico acustico e sintetico verso quelli che probabilmente saranno i loro prossimi viaggi in una galassia mai troppo lontana. Dodici brani tutti assolutamente indispensabili, molte influenze ma nessun plagio, un disco realizzato con il più completo disinteresse per riscuotere successo effimero e quindi, nella sua atipicità, destinato a diventare un classico. Per me lo è già da adesso.
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