Recensione: Austra – HirudinDomino Recordings - 2020

Da Future Politics a Hirudin: il percorso di Austra.

Annunciato dai singoli Risk It, Anywayz e Mountain Baby, pubblicati rispettivamente lo scorso gennaio il primo e a metà aprile i secondi, Hirudin è il quarto album di Austra, band formatasi nel 2009 e  guidata dall’eterea Katie Stelmanis. Mai nome fu più appropriato. L’irudina è infatti un principio attivo ottenuto dalle sanguisughe, utilizzato in campo farmaceutico per le sue potenti proprietà anticoagulanti. Il disco, invece, ci narra del lungo percorso di allontanamento di Katie da partner sentimentali e artistici. Non ultimi da quelli che sono divenuti ex compagni di strada ed ex membri della band.

Recensione: Austra – Hirudin
Domino Recordings – 2020

Dopo il magnifico Future Politics, lavoro dal sapore fantapolitico che ci conduceva in un universo angosciante e dispotico, ci si chiedeva quale strada avrebbe scelto di percorrere Stelmanis, artista che da sempre si muove fra sonorità dream pop e synth wave, facilitate da una voce eterea e potente allo stesso tempo. Hirudin ci pare non deludere le aspettative. Lavoro maturo e riuscito, l’album mette in risalto da un lato le indiscusse doti musicali e vocali di Katie, dall’altro ci regala dei testi profondi ed estremamente poetici, catapultando la musicista canadese nell’olimpo del migliore indie pop.

Si parte con uno dei singoli

È la sublime Anywayz ad aprire le danze: brano agrodolce che ci racconta di una penosa rottura sentimentale e della sensazione di straniamento che ci coglie nel momento in cui ci si rende conto che il nostro dolore non impedirà, comunque, alla vita circostante di continuare il proprio corso, incurante.  But what if we don’t? /And the world keeps turning anyways, canta Katie, sullo sfondo di una melodia accattivante e assolutamente ballabile.

 

It doesn’t matter what you say to me /  ‘Cause I’m leaving tomorrow prosegue risoluta Austra, nel brano che segue, All I Wanted, traccia dominata dal rancore che segue a un tradimento. Archi e sintetizzatori in dialogo sono sublimati dalla voce duttile di Katie capace di aderire perfettamente al ritmo, ora lento ora veloce. Risk It, il primo singolo estratto da Hirudin, è un classico brano pop, scandito da un tempo standard in 4/4, reso unico dalla voce acuta e tagliente di Austra impegnata nell’ossessivo ritornello   Risk it/ I wouldn’t risk it, I wouldn’t risk it, nonchè dall’insolita interpolazione nella trama di un sample di tromba e batteria.

Risk It chiude la prima parte del disco

Un breve interludio solo strumentale ci accompagna alla sezione finale, che si apre sulle note della bella It’s Amazing, probabilmente uno dei momenti migliori di Hirudin. Dominato da sonorità sognanti ed eteree è anche uno dei momenti che meno si scosta dalla produzione passata di Austra, a metà strada fra pop ed elettronica, toni drammatici e teatrali e inattesa leggerezza. Interessante la collocazione del pezzo accanto a Mountain Baby, introdotta da un insolito coro di voci bianche e che si svolge in modo inatteso e complesso, fra languide note di pianoforte e incursioni rap, anche grazie alla presenza di Cecile Believe, musicista canadese come Austra,  a fare da controcanto, in un brano che dettaglia le varie fasi di una rottura sentimentale.

Austra – Hirudin si conclude in bellezza

Non meno bella e riuscita la languida I Am Not Waiting, che pare fatto apposta per la pista da ballo, ma che a dispetto della melodia accattivante tessuta da sintetizzatori e drum machines, è illuminata da un testo folgorante. You owe me a romance / We fear we’re confessing /Maybe you’re just jealous? / I’m so tired of listening to you /( Will you help yourself now /Like love asks you to?), canta risoluta Austra. Un secondo breve interludio ci guida fino a Messiah, che chiude magistralmente l’album in un tripudio di atmosfere gotiche, sottolineate ancora una volta da una parte corale a fare da controcanto al cantato di Katie, mescolato a un muro di sintetizzatori. Un disco da non perdere.

Austra – Hirudin
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Milanese trapiantata a Parigi, fra filosofia e diritto, le mie giornate sono scandite dalla musica. Amo la Francia, il mare e il jazz. I miei gruppo preferiti ? I Beatles, i Radiohead, gli Interpol e gli Strokes.

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