Beabadoobee: strano nome per una giovane artista già al terzo album.
A chiusura dell’estate esce questo interessante disco, a dimostrazione che il pop (specialmente il rischioso mainstream zeppo di giovani artiste) può essere molto piacevole, ben al di là della bella stagione e dei suoi idoli generazionali.
Beabadoobee (che non è uno scat di Gegè Telesforo, ma il nome d’arte di Bea Kristi) è una giovane star del pop inglese, dalle origini filippine e dall’immagine piuttosto aggressiva. Qui al terzo disco, spesso coincidente con la raggiunta maturità, l’artista ventiquattrenne stupisce per il controllo del repertorio, tra brani radiofonici, ballad e un pizzico di nobili atmosfere vintage. Di certo aiutata dal confronto con Taylor Swift, con la quale è stata in tour, ma ancor più dalla coproduzione di Rick Rubin, Bea rilascia con This Is How Tomorrow Moves (Dirty Hit) un gran bel set di canzoni, dalle quali emergono momenti stupefacenti come il valzerino di Coming Home, dal sapore beatlesiano o il folk adolescenziale di Tie My Shoes. Anche un titolo appropriato come Girl Song figura tra le cose migliori, aiutato da un arrangiamento essenziale: solo piano e voce, con il timone orientato tra due stelle: Adele e Sir Elton…
beabadoo
Suoni e ascendenze in This Is How Tomorrow Moves
In This Is How Tomorrow Moves si possono trovare molte e ovvie influenze, perché la scaletta è molto ampia e i tredici brani molto diversi tra loro, seppur la partenza sia condizionata da una sequenza un po’ ammiccante verso il suono radiofonico. Ecco i nomi: da Alanis Morissette a Suzanne Vega, da Sade a Phoebe Bridgers, con l’indie rock di Beaches che non disturba affatto in questo fortunato esempio di leggerezza sonora. Gli aggiustamenti di Rick Rubin e Jacob Bugden (produttore e musicista già nei precedenti dischi) sembrano aver centrato in gran parte l’obiettivo: un disco fresco e gioioso dal quale è difficile staccarsi. Se è così che il futuro avanza, come dice il titolo, Beabadoobee può essere il giusto refrain…
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Fausto Meirana
Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.
