I Big Thief, Adrianne Lenker e le molte idee di Dragon New Warm Mountain I Believe In You
I Big Thief di Adrianne Lenker tornano in pista con Dragon New Warm Mountain I Believe In You (4AD), strabordante doppio lp – o singolo cd ai limiti della capienza – di 80 minuti. La facilità compositiva non è un problema a casa Lenker, se pensiamo che nel 2019, in pochi mesi, sono uscite due opere come il superbo U.F.O.F e il più ordinario Two Hands. E non molto tempo dopo è arrivato il meditativo solo della leader, Songs And Instrumentals.
La benevola dittatura della front(wo)man concede al chitarrista Buck Meek una sola apparizione come coautore, tutto il resto è made in Lenker. Il nuovo disco è, come detto, lunghissimo, oltreché eclettico e sorprendente. Il titolo è da decifrare, ma in parte proviene da un brano di Songs And Instrumentals. Un vero rovesciamento di prospettiva attende chi si immaginava una continuità di percorso artistico, cioè altre malinconiche ballate di stampo indie sostenute da chitarre in arpeggio e voce sussurrata.
La varietà di contenuti del nuovo album dei Big Thief
Come in altri celebri “dischi lunghi”, ogni episodio fa storia a sé, e se quello d’apertura si chiama Change, forse c’è una ragione o un intento preciso. Nello scorrere regolare del pezzo sembra di cogliere un omaggio al filone detto “Americana”, ovvero quel suono che cerca di evocare un’intera nazione. Nei molti minuti successivi ci sono però svariate deviazioni e perlustrazioni: brani che sembrano avanzati dal progetto solista della Lenker, sapori elettronici in zona Radiohead e accenni alla new wave inglese. Il tutto è calato in un nucleo di canzoni nello stile consolidato del gruppo. Aiutano nel cambio d’orizzonte alcuni musicisti come Mat Davidson, che fornisce le atmosfere più roots, la cantautrice Hannah Cohen e il fratello di Adrianne, Noah.
Per dire l’indicibile, il doppio quasi bianco dei Big Thief sorprende quanto il suo più illustre predecessore, uscito in un’epoca lontana e diversissima da questa, ma potrebbe essere una spina nel fianco per chi ha apprezzato la perfetta sintesi di un precedente illustre come U.F.O.F.
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