Will Oldham/ Bonnie “Prince” Billy va a Nashville per incidere The Purple Bird.
Il nuovo disco di Bonnie “Prince” Billy sembra chiudere una felice trilogia, insieme a I Made A Place (2019) e Keeping Secrets Will Destroy You (2023). Album tranquilli che seguono la paternità e un certo grado di appagamento (come sembra confermare la foto familiare sul retro di copertina). Molto si è già scritto di The Purple Bird come disco ‘country’, ma le definizioni, con BPB, sono comode ma aleatorie.
Le registrazioni a Nashville, la rarità di un produttore esterno quale Dave Ferguson e i migliori sessionmen dell’area non sono bastati a scardinare del tutto l’obliquità del prolifico cantautore di Louisville, anche se i due brani che chiudono ogni facciata (se ascoltiamo il vinile) tendono assai al mainstream del genere. Di certo, assieme a I Made A Place, questo è un lavoro nel quale il “Principe” offre una delle sue miglior performance alla voce. Più che al country tout-court, qui sembra ispirarsi ai grandi songwriter che lo hanno nobilitato, perfezionando una ricerca che cova nella brace di una lunga discografia. D’altronde, se uno riesce a farsi cantare da (e con) Johnny Cash una canzone come I See A Darkness, ha di certo i numeri per non farsi fagocitare dal genere.
Ma è davvero country The Purple Bird?
Ecco quindi un disco che contiene gli stilemi nashvilliani, suonato con dei maestri dei rispettivi strumenti e qualche sorpresa. Le uileann pipes e il whistle di Downstream ribadiscono l’attenzione verso il folk, così come la fisa di Guns Are For Cowards (titolo assai appropriato) alimenta una vera e propria square dance. In alcuni brani il principe condivide i vocals con grossi nomi come Tim O’ Brien, John Anderson e Pat McLaughlin (già uomo ombra negli ultimi dischi di John Prine). Il contraltare femminile sta tutto nelle belle armonie di Brit Taylor, giovane solista già sentita con Sturgill Simpson.
The Purple Bird magari non piacerà a tutti, ma è senz’altro una tappa riuscita di un percorso ormai lungo dentro la canzone americana, sia come Palace, Will Oldham o Bonnie “Prince” Billy.
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Fausto Meirana
Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.
