I Bonny Light Horseman di Rolling Golden Holy abbandonano il repertorio tradizionale
Il secondo disco del collettivo composto da Anaïs Mitchell (cantautrice in proprio) Eric D. Johnson (The Shins) e Josh Kaufman (musicista e produttore newyorchese) manca un po’ dell’effetto sorpresa su cui poteva contare l’esordio del 2020. Bonny Light Horseman era un album totalmente dedicato alla reinterpretazione di brani tradizionali, mentre questo seguito vede il trio convergere sulla proposta di soli brani originali.
Nel precedente, la pur moderata costrizione nell’affrontare la manciata di brani “trad. arr.” aveva instillato nel gruppo una sorta di rispetto verso un canone piuttosto rigido, producendo comunque un’opera coesa, coraggiosa ma solo relativamente nuova. In realtà, in alcuni brani di Rolling Golden Holy (37d03d Records) è rimasta una traccia che rimanda, ancora una volta, alle canzoni del passato; basta leggere alcuni dei titoli: Fair Annie, Cold Wind And Snow, Someone To Weep For Me; oppure considerare i temi affrontati nei testi, dove sbucano terre promesse, strade da percorrere, corvi nel cortile e parole come Jacob’s Ladder e Jack O’ Diamonds…
Rolling Golden Holy tra folk e canzone d’autore
Con l’adozione delle proprie composizioni, i tre musicisti si sono sciolti un tantino e, di conseguenza, i brani hanno assunto una dimensione più cantautoriale o, perlomeno, vicina al nuovo folk contemporaneo. Questa libertà ritrovata si nota soprattutto nelle canzoni attribuibili ad Anaïs Mitchell, alcune delle quali starebbero a loro agio tra quelle del suo recente album omonimo.
In conclusione, Rolling Golden Holy è un’opera piacevole, piuttosto breve, con ottime melodie e interessanti soluzioni vocali e strumentali. L’impianto sostanzialmente acustico, incentrato sull’intreccio fluido di corde e voci, è appena interrotto da rarissimi interventi del sassofono o di una ronzante chitarra elettrica. Questi piccoli tocchi non scalfiscono la grazia delicata dei brani (undici, quasi tutti intorno ai tre minuti, tre minuti e mezzo). Probabilmente il disco perfetto per l’autunno che sta arrivando a grandi passi e di certo tra i migliori di quest’anno nel suo genere.
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