boygenius - The Record

Non proprio un esordio, quello di boygenius con The Record.

Scritto così, in minuscolo, “boygenius” potrebbe sembrare diminutivo per un supergruppo come questo. Invece è la denominazione ufficiale del trio composto da Lucy Dacus, Julien Baker e Phoebe Bridgers. Le tre sono coetanee, cantautrici affermate e amiche da tempo. Questo debutto di lunga durata, semplicemente The Record (Interscope) segue, con parecchi anni di ritardo, l’EP omonimo uscito nel 2018. Nel frattempo ognuna delle ragazze ha prodotto dischi in proprio. Dischi significativi come Little Oblivions di Julien Baker,  Home Video di Lucy Dacus, tutti e due del 2021,  e Punisher, della Bridgers, che è del 2020 (per quanto mi riguarda quest’opera è anche la migliore delle tre). Le tre giovani cantautrici non avevano neanche bisogno di unire le forze, visto il più che discreto successo delle prove soliste.

Un progetto che manca di coesione

La scommessa è stata questa: dare un più corposo seguito all’esordio ormai lontano nel tempo. Sono trascorsi cinque anni, con in mezzo la lunga pausa forzata del Covid, e ora si può ascoltare il risultato. Più che progetto coeso però, sembra di ascoltare uno showcase multiplo; ovvero, i brani attribuibili alla Bridgers sembrano proprio suoi e così succede per gli altri due terzi della compagnia, con la Baker, direi, a fornire i momenti più “mossi”.

Però il brano di apertura, Without You Without Them, una specie di  folksong eseguita  senza accompagnamento, è perfetto nell’impasto delle tre voci e lascia la voglia di brani simili. Purtroppo, la magia di quel brano non si ripete nelle altre tracce. Resta inteso che The Record  è un disco di ottima fattura, ma non riesce a superare  la compiutezza dei rispettivi album solisti. Se si tratta di risparmiare qualche soldo (un disco invece di tre) e conoscere tre brave cantautrici in un solo colpo, va benissimo, ma questa volta il numero perfetto non ha mantenuto del tutto le promesse…

boygenius - The Record
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Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

Di Fausto Meirana

Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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