Buzz’ Ayaz: musica senza muri da Cipro.
Quello dei Buzz’ Ayaz è il secondo lavoro proveniente da Cipro pubblicato dalla Glitterbeat. Il primo, il bellissimo Pissourin dei Monsieur Doumani, era stato uno dei miei dischi preferiti dell’anno 2022, ma anche questo rischia di finire in classifica. Del resto in entrambi i casi come leader abbiamo Antonis Antoniou con i suoi tzouras elettrificati (strumenti simili al bouzouki) e con lui l’inglese, da tempo residente a Cipro, Will Scott al clarinetto basso elettrico, Manos Stratis al basso synth e organo, e il batterista Ulaş Öğüç.
Nicosia, come l’isola, è divisa in due, con tanto di muri e posti di blocco fra la parte greca e quella turca; i musicisti di Buzz’ Ayaz provengono da entrambe le zone della città e la loro musica si ispira a quella che risuona nelle strade della città, dal rebetiko greco, alla funk psichedelia turca, alla musica mediorientale fino al rock occidentale. Fra le sue influenze Antoniou cita in particolare i Morphine, solo che qui non c’è il sassofono, ma il clarinetto basso.
Ciò che colpisce immediatamente al primo ascolto di Buzz’ Ayaz è la forte energia di questa musica, un groove selvaggio e inebriante, a tratti irresistibile, grazie anche a un’incisione avvenuta praticamente dal vivo in soli tre giorni e con pochissime sovraincisioni. Ascoltandoli verranno inevitabilmente in mente i nomi degli Altin Gün o dei Baba Zula, sia per le influenze della psichedelia turca, sia per quella particolare forma di funk orientaleggiante che li caratterizza. Indubbiamente c’è un notevole fervore musicale proveniente dal Levante, dai Balcani fino all’Egitto, che è quanto secondo me di più piacevolmente sorprendente e interessante si manifesti nella musica contemporanea e i Buzz’ Ayaz a questa onda levantina appartengono a pieno titolo.
I brani del disco
La prima traccia Buzz’ Ayaz è un’esplosione di funk travolgente con le tempestose distorsioni dello tzouras e sonorità vicine a quelle degli Altin Gün, ma qui c’è l’inedito suono del clarinetto basso e una batteria che martella incessante verso un finale di squillante vivacità tutto da ballare vorticosamente. C’è qualcosa di minaccioso che sottende i ritmi di Eftdji, mentre Fysa si allunga su tortuose e sinuose sonorità mediorientali con un fiammeggiante organo che dialoga con lo tsouras e con i cupi suoni del clarinetto, strumento che regge il ritmo della successiva Zali, brano influenzato dal folk greco, ma anche un un inno contro il conformismo. Nell’album c’è una visione politica che attraverso la musica vuole combattere la divisione etnica e promuovere l’alleanza dei popoli contro le politiche aggressive e oppressive.
Il disco prosegue con altri quattro brani che ne confermano l’assoluta qualità, gli arrangiamenti sono vari e riescono a bilanciare egregiamente l’interplay fra i vari strumenti. La sezione ritmica, cui a volte partecipa anche il clarinetto, è martellante e irresistibile con i suoi ritmi funkeggianti e minacciosi, come in Meres, notturna e vagamente misteriosa. Una musica convulsa ed eccitante, ma anche cupa e ombrosa come la vita urbana di Nicosia a cui si ispira, un’atmosfera colta magnificamente nella splendida e convulsa Alu che chiude l’album fra ondate di synth, un canto che rimanda al vociare delle strade, arpeggi e rumorismi inquieti come l’epoca che stiamo vivendo.
Cosa significa Buzz’ Ayaz
Forse non è proprio uno spiffero di aria fredda, così potremmo approssimativamente tradurre l’espressione Buzz’ Ayaz, ma certamente le musiche della band cipriota ci arrivano cariche dell’energia, dei colori, dei suoni del Mediterraneo orientale, una terra ricca di storia e impreziosita dall’intreccio di varie culture e influenze musicali, ma anche una terra che conosce oggi drammatiche vicende, tutto questo lo ritroviamo nel bellisimo disco d’esordio dei Buzz’ Ayaz.
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