Camille – Ouï.
Il suo ultimo disco, Ilo Veyou, data ormai al 2011. Ma il grande successo e la conquista dell’ambito premio Victoires de la Musique imponevano una pausa. Camille ritorna adesso con Ouï e con un tour magico. Chi scrive ha avuto il piacere di vederla alla Cigale e pochi giorni dopo al festival parigino We Love Green con due performance incredibili per stile e potenza. La cantante e autrice francese è una perla rara della musica contemporanea. E non solo di quella europea, perché anche nel panorama inglese e americano non è che ci sia tanto di comparabile. Camille unisce canzone tradizionale e sperimentazioni, soprattutto vocali, in un modo che la rende unica. Ouï non è solo una conferma, ma un trionfo. Probabilmente il suo disco più completo. Solo undici canzoni per poco più di mezz’ora, ma una più bella dell’altra.
Ouï, un disco che divide
Strano che Camille, con Ouï, non abbia ricevuto consensi unanimi nella stampa internazionale. Ma certo, già il fatto che un’artista che canta in francese riceva tante attenzioni da una parte la dice lunga, dall’altra fa un po’ pena se si pensa alla scena italiana. Ma lasciamo da parte le polemiche. Probabilmente questo Ouï è un disco il cui valore si evidenza se si ha una qualche conoscenza della lingua francese. Non perché abbia dei bei testi, almeno non nel senso tradizionale. Ma perché è un disco che gioca con i suoni della voce e delle parole. Si prenda come esempio Je Ne Mâche Pas Mes Mots (Non Mastico Le Parole), una canzone sull’assonanza fra la sensorialità della musica, il suono delle parole in bocca e il gusto dei cibi. Puro divertissement, insomma.
Camille infila un disco di canzoni magnifiche
Che è poi la chiave principale per leggere Ouï. Un disco fatto di canzoni sottili, sì, ma con un gusto melodico strepitoso. Il disco parte quasi in sordina, con il singolo Fontaine de Lait come terzo brano. Una canzone sulla maternità, dov’è protagonista il parallelo fra sperma e latte.
Poi il crescendo di Seeds è sublime e da quel momento in poi diventa arduo preferire un brano a un altro. Forse Nuit Debut, illustrata da un video anche molto bello? O forse il richiamo folk di Le Loups, che dal vivo si trasforma in un’immaginifica danza di streghe? O forse la sincopata Piscine, dal coinvolgente finale?
L’ascolto di Ouï e la scoperta di Camille si impongono
Davvero difficile dirlo. Forse a questo Ouï manca di un brano adatto a lanciarlo, del classico singolo. Ma è davvero così o dipende dal fatto che tutte le canzoni sono belle nella loro apparente semplicità, fatta soprattutto di percussioni e di una voce melodicamente ineccepibile? Non ho la risposta: posso solo invitare alla scoperta immediata.