Can - Live

La musica cosmica dei Can Live In Stuttgart 1975.

… e nel 2021 siamo ancora a parlare di Can. Chiunque abbia masticato negli anni 70 un po’ della cosiddetta musica cosmica sarà incappato, se non addirittura inglobato, nella creature di Jaki Libiezeit, Holger Czukay, Michael Karoli e, ad oggi, unico sopravvissuto del combo originale, Irim Schmidt. Si, è vero ci son stati due vocalist, Malcom Mooney e Damo Suzuki, ma la voce nei Can non è mai realmente stata elemento distintivo del loro universo sonoro, semmai ulteriore strumento di studio e deviazione da percorsi sin troppo noti.

Can - Live In Stuttgard 1975
Mute – 2021

I Can con la musica cosmica o con il, un po’ dispregiativamente definito, Krautrock in realtà non hanno mai veramente avuto a che fare. Anzi, semmai si può individuare nel loro corpus produttivo una spinta di ricerca etnica-futuribile che partendo dagli insegnamenti di Stockhausen (Schmidt e Czukay furon suoi allievi) si spinse ai confini di mondi sonori poco esplorati e poco conosciuti. Si sottolinea, a titolo di esempio, che Czukay fu uno, se non il primo, dei musicisti che inserirono nastri registrati da onde radio lontane o dalle strade di Colonia inaugurando percorsi che avrebbero poi influenzato anche i ben noti Eno e Byrne nel loro cespuglio degli spettri.

La discografia del quartetto

Discernere in questa seda la loro discografia sarebbe prolisso e poco utile. L’invito è quello, per chi non li conoscesse ancora (beato lui, invidio sempre chi si approccia per la prima volta a meravigliose scoperte sonore di musiche che io ho oramai metabolizzato) di andarsi a cercare tutti i titoli antecendenti al 1975 che vedono la formazione nel loro status più coraggioso e primigenio. E proprio nel 1975 la band dà alle stampe Landed, album che inizia un percorso di comodo assestamento in dinamiche sonore sempre più prossime alla convenzione e che li porterà verso un necessario scioglimento nel 1979 con l’ultima emissione, quell’Inner Space di cui veramente pochi han memoria. Salvo ricostituirsi dieci anni dopo, con il cantante originale ed il ritorno del genio Czukay e donare l’ultima perla Rite Time per poi disbandarsi definitivamente.

Can – Live In Stuttgart 1975: l’inizio di un progetto

Venendo all’attuale emissione, che pare essere la prima di un progetto che prevede la pubblicazione di live della band sinora confinati al mercato dei bootlegger, siamo di fronte all’ennesima provocazione e dimostrazione dell’assoluta originalità dei Can. Se, appunto, l’album Landed li vede disciplinatamente in studio ad eseguire partiture complesse ma pur sempre relegate alla forma strutturata, dal vivo la band nel medesimo periodo non concede al pubblico alcuna indulgenza riproponendo live le ultime incisioni ma sceglie di struttura l’esibizione in 5 lunghe jam di improvvisazione che possono paragonarsi solo …ai Can!

 

Si nota come i 5 brani, titolati in ordine cronologico con la numerazione in tedesco, appartengano ad un canone più devoto al free jazz che non al rock (se mai si potrà dire che fossero tali) e che è indubbia la volontà di far vivere agli spettatori presenti una liturgia psichedelica quasi portatrice di altri stati di coscienza, lunghi mantra elettro ritmici sostenuti solo dai 4, senza alcuna interferenza vocale, senza nessuna concessione ad individualismi ma macchina sonora oliatissima e quindi perfetta.

Cosa attendersi dalla registrazione

La registrazione, in origine realizzata da un mega fan, è stata riprocessata e ripulita sotto l’orecchio attento del superstite Schmidt e l’ascolto non ammette distrazioni, non è musica da sottofondo ma esperienza blasfemamente mistica e va presa in toto.

Altro non aggiungo, spero di aver incuriosito neofiti mentre quelli già cannibali non avran certo bisogno delle mie righe per dedicarsi all’ascolto.

Can - Live In Stuttgart 1975
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Collaboratore per testate storiche (Rockerilla, Rumore, Blow Up) è detestato dai musicisti che recensisce e dai critici che non sono d'accordo con lui e che , invece, i musicisti adorano.

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