Cesare Basile – U Fujutu Su Nesci Chi Fa

Il suo penultimo disco aveva segnato una decisa svolta verso l’uso della lingua della sua terra, la Sicilia. A due anni di distanza Cesare Basile la ribadisce nuovamente e senza possibilità di equivoco con U Fujutu Su Nesci Chi Fa. Anche se, vista la sua poliedricità, non potremmo giurare sull’irreversibilità della scelta.
U Fujutu Su Nesci Chi Fa riconferma la “svolta siciliana” di Cesare Basile
È certo però che la “svolta siciliana” è totale, e non solo nei testi. Anche la musica deve molto alla tradizione isolana, ovviamente filtrata e reinterpretata alla luce delle numerose esperienze musicali dell’artista. Ma non solo: Cesare Basile elabora una sorta di blues mediterraneo, in certi momenti quasi mediorientale o africano. Chitarre che a tratti suonano come un oud. Fiati e violini usati con parsimonia e sempre al punto e al momento giusto, non per riempire un suono che è e deve restare scarno ed essenziale.

Ad una struttura armonica quasi sempre semplice fa da contrappunto una poliritmia scandita da percussioni dai suoni sia cupi sia “argentini” e squillanti, in continuo dialogo tra loro. Su tutto domina la voce di Cesare Basile, che proprio nell’uso della sua “madrelingua” raggiunge il massimo dell’espressività. Tanto che risulta pressoché impossibile immaginare questi testi con una musica diversa e questa musica con testi in italiano.
I temi di U Fujutu Su Nesci Chi Fa
I temi sono quelli da sempre cari all’artista catanese: la sopraffazione dei potenti, culturale prima ancora che economica e politica (Liatura). La cultura e l’immaginario delle classi subalterne, nutriti di antica sapienza come di credenze magico-superstiziose (Tri Nuvoli, Cinqu Pammi). Piccole biografie di diseredati e ribelli (Cola, Storia di Ferrigno), con le quali Basile rende omaggio – reinterpretandola ovviamente alla sua maniera – anche alla tradizione dei cantastorie siciliani e perfino del teatro dei pupi.
Il rapporto con una natura da contemplare, ma capace di incutere anche timore (U Scantu). La “follia” come unica possibilità di salvezza dalla manipolazione di un pensiero unico imposto dall’alto che mira a far sì che il “popolo” sia perfino contento della propria condizione di subalternità (U Fujutu Su N’Esci Che Fa). Quest’ultimo pezzo, che dà il titolo all’album, è un blues ossessivo di quasi sette minuti e di grande forza espressiva. Fimmina Trista è una sorta di rilettura della figura archetipica della donna siciliana, portatrice sia di valori vitali sia di poteri oscuri e magici. Chiude il disco Cirasa di Jinnaru, canzone d’amore che non nasconde il lato oscuro del medesimo.
Cesare Basile si affida a collaboratori fidati per U Fujutu Su Nesci Chi Fa
Musicalmente il disco si avvale di molti dei collaboratori ormai storici di Basile: primi fra tutti Simona Norato, Massimo Ferrarotto e Marcello Caudullo. Altri habituées sono il violino di Rodrigo D’Erasmo e i fiati di Enrico Gabrielli. Roberta Gulisano è da tempo nell’orbita del musicista catanese, che le ha prodotto il primo disco.
È invece una new entry assoluta in questo ambiente – e una lieta sorpresa – la ferrarese Sara Ardizzoni, nota anche come Dagger Moth. In conclusione, il disco conferma Cesare Basile come uno degli artisti più interessanti del panorama musicale italiano. Ed è una ulteriore dimostrazione di come attaccamento alla tradizione e respiro internazionale possano andare assolutamente a braccetto.