Claudia Crabuzza – Grazia

Omaggio in musica a Grazia Deledda: Claudia Crabuzza – Grazia, la madre.

È uscito il 2 dicembre il nuovo album di Claudia Crabuzza, Grazia, la madre (Squilibri), un lavoro davvero molto particolare e coraggioso che nel suo intento ha pochi esempi di paragone nel nostro paese: trasformare alcuni romanzi in dieci canzoni. Impresa ancora più ardua se consideriamo che i romanzi presi in esame sono quelli di Grazia Deledda, Premio Nobel per la letteratura, la scrittrice che prima e meglio di altri ha saputo raccontare la Sardegna, facendone conoscere le diverse anime.

Come nasce il progetto

L’idea nasce da una felice intuizione dell’operatore culturale Stefano Starace, autore dei testi poi adattati in forma canzone dalla Crabuzza e musicati Andrea Lubino e Fabio Manconi, musicisti già al suo fianco nei Chichimeca. Figlia di quella stessa terra, la cantautrice sarda ritrova nei testi temi cari al suo percorso musicale, in cui si immedesima dando prova ancora una volta delle sue grandi doti di interprete. Ne è prova evidente la bellissima Occhi morti.

Cosa offre Claudia Crabuzza – Grazia, la madre

Ma sono molte le canzoni di questo disco che sorprendono, sia nei momenti più lenti, come in La Vite e il grano, cantata insieme a Elisa Carta, Rita Casiddu e Ilenia Romano, e in Visi in fondo al pozzo, con il prezioso bouzouki di Stefano Saletti e la bella e discreta fisarmonica di Fabio Manconi che ricama in sottofondo, sia quando il ritmo accelera, come in La solitudine non si muove, con il bandoneon di Massimo Pitzianti che regala suoni e profumi sudamericani.

Un disco arricchito dai numerosi ospiti alla voce, che regalano alle canzoni una pregevole varietà di suoni e colori: da Mirco Menna in Tra me e te, brano impreziosito da una nutrita sezione fiati di sei elementi (sax, corno, flauti, clarinetto, tromba) con le due voci che si alternano e completano in quello che diventa quasi in un dialogo, a Canio Loguercio in Fra cent’anni un’altra, e Massimo Donno in Una cosa da niente, dove ritroviamo la sezione fiati con un bel sax.

La lingua sarda

Ancora la sezione fiati impreziosisce la bella e ritmata Il regno dei sogni, chiusa da una strofa in sardo che insieme alla musica di derivazione folk trasforma il brano in un canto tradizionale. La lingua sarda ovviamente non poteva non essere presente in un disco come questo: la troviamo nel lento S’edra, nella splendida Sa erentzia de sos barones, canzone dall’andamento veloce e dall’anima folk, con i suoni delle launeddas che si contaminano con una chitarra slide, e nel brano che conclude l’album, l’unico non derivante da un’opera della Deledda, ma scritto appositamente come omaggio alla scrittrice sarda, Filos de prata, uno splendido duetto con la voce di Caterinangela Fadda.

Grazia, la madre non è solo un esperimento coraggioso, nel suo tentativo di rielaborare gli scritti del Premio Nobel che “ha portato l’isola in tutto il mondo”, ma anche l’occasione per riscoprire le opere di una delle più grandi voci della letteratura italiana.

Claudia Crabuzza – Grazia, la madre
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Musicalmente onnivoro, tendo a non rinchiudere i miei ascolti in generi musicali definiti. Collaboro con radio locali e testate on line. Faccio parte della giuria di alcuni premi nazionali (Premio Tenco, Premio Nazionale Città di Loano per la musica tradizionale).

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