Recensione Conor Oberst RuminationsNonesuch Records - 2016
Recensione Conor Oberst Ruminations
Nonesuch Records – 2016

Il talento multiforme e instancabile di Conor Oberst continua senza sosta a proporre la sua musica. Lo fa un po’ a nome Bright Eyes (ultima uscita nel 2011), un po’ come Desaparecidos (il suo versante più duro ed impegnato) oppure  in congreghe temporanee  come i  Monsters of Folk (assieme a Jim James dei My Morning Jacket   e al cantautore-folklorista  M Ward). Quanto ai dischi a suo nome, ne sono  usciti sei negli ultimi otto anni.

In Ruminations Conor Oberst racconta il dolore e l’ansia

Ruminations è il seguito dello scintillante Upside Down Mountain  del 2014, registrato in uno sfarzoso studio di Nashville con la mega produzione di Jonathan Wilson e le sue inseparabili chitarre. Stavolta è tutto diverso, ma non per volontà dell’autore.  Oberst, negli ultimi tempi, con la diagnosi di una cisti al cervello, ha avuto bisogno di riposo e di allontanare i comprensibili brutti pensieri (*). Ha quindi trascorso un desolato  inverno nel nativo  Nebraska, ad Omaha. Qui ha cominciato a scrivere di sé e del suo rapporto con la malattia, costruendo un disco amaro, consapevole e drammatico. Un insieme di pensieri scuri, dalla veste spoglia: voce, piano, chitarra, armonica e, ci s’immagina, un fuoco scoppiettante di conforto.

Non un disco per tutte le situazioni di ascolto

Il disco si può collocare in una speciale ‘casella del dolore’ dove stanno, ad esempio,  Carrie & Lowell di Sufjan Stevens ed Electro-Shock Blues degli Eels, anche se non ha la profondità del primo né l’efficacia musicale del secondo. Ruminations dura solo 37 minuti e mezzo ma ha un  peso specifico piuttosto alto. Dopo i primi due/tre brani,  tutti i dolori del giovane Oberst saranno anche i nostri. Quindi attenzione ad ascoltarlo al momento giusto. Anche se sarà difficile proporlo  ad una festa, è vivamente sconsigliato per la sala d’attesa del medico…

(*) Alla serenità del musicista non hanno giovato neppure le accuse di violenza carnale mossegli tre anni fa da una giovane fan. Sette mesi dopo la ragazza ha ammesso di essersi inventata tutto. La spiacevole esperienza è menzionata nel testo di Tachycardia.

Recensione: Conor Oberst - Ruminations
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Recensore di periferia. Istigato da un juke-box nel bar di famiglia, si cala nel mondo della musica a peso morto. Ma decide di scriverne  solo da grande, convinto da metaforici e amichevoli calci nel culo.

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