Cut Worms - Cut Worms

Terzo album gentile e retrò per Max Clarke/Cut Worms.

La nostalgia per una (presunta e peraltro solo bianca) età dell’oro americana fra Seconda Guerra Mondiale e Guerra in Vietnam è un tema socio-artistico ormai classico il cui punto punto di partenza ufficiale si può datare al 1973 con l’uscita di American Graffiti, film e colonna sonora. Qui parliamo però di una sua manifestazione meno eclatante in cui si fondono tenerezza e inquietudine, luce e oscurità. I nomi non sono davvero mainstream, ma partendo dalla fine anni ’70-inizio anni ’80 di Greg Kihn (prima maniera), Marshall Crenshaw, Moon Martin si arriva agli anni ’10 dei Foxygen e alla contemporaneità dei Lemon Twigs. Alla suadente compagnia si associa ora Max Clarke, in arte Cut Worms.

La svolta sonora ed esistenziale di Cut Worms

In verità l’artista di Strongsville, Ohio, ora residente a Brooklyn non è un nuovo arrivato, visto che l’opera prima Hollow Ground è del 2018, seguita a inizio 2020 da Nobody Lives Here Anymore. Il primo è un disco con forti ascendenze country, mentre il secondo sfodera una durata sorprendente (77 minuti), complicazioni sonore e dubbi sulle sorti del mondo.

Questo Cut Worms (Jagjaguwar) può essere considerato uno dei molti lavori da onda lunga post-pandemica dove i guai sentimentali sono, paradossalmente, un rifugio rispetto a problemi e angosce più grandi.

Un disco d’affezione?

Per quanto registrato in tre studi diversi (con la partecipazione in alcune sessions proprio dei due Lemon Twigs Brian e Michael D’Addario), il disco suona compatto quanto a ispirazione ed esecuzione, sempre gentile e delicatamente sottotraccia nell’evocare gli inevitabili referenti Beach Boys ed Everly Brothers. Sono 35 minuti gradevoli e dotati di una loro tranquilla perfezione, ben gestiti da un artista bravo a  calibrare una serie di  variazioni sul tema soft-pop,  ad esempio il flauto bucolico di Use Your Love! (Right Now), la pedal steel rurale di Ballad Of The Texas King o la dimensione da amici intorno al barbecue di Is It Magic?.

Se si in uno stato d’animo inclusivo è piacevole calarsi in questo mondo dalle buone bevande analcoliche dove le nuvole talora arrivano ma sempre lasciano il posto al sole. Ascoltatori più cinici – o più di cattivo umore – troveranno invece l’insieme un po’ moscio, privo di veri guzzi melodici e senza la simpatica smodatezza dei già più volte citate Lemon Twigs. Piacciano o non piacciano queste canzoni (e a Tomtomrock sono piaciute così così), si può senza alcun dubbio dire che Max Clarke/Cut Worms ha inciso il disco più ‘confortevole’ del 2023. Non è un’impresa poi cosi piccola.

Cut Worms - Cut Worms
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Nello scorso secolo e in parte di questo ha collaborato con Rockerilla, Musica!, XL e Mucchio Selvaggio. Ha tradotto per Giunti i testi di Nick Cave, Nick Drake, Tom Waits, U2 e altri. E' stato autore di monografie dedicate a Oasis, PJ Harvey e Cranberries e del volume "Folk inglese e musica celtica". In epoca più recente ha curato con John Vignola la riedizione in cd degli album di Rino Gaetano e ha scritto saggi su calcio e musica rock. E' presidente della giuria del Premio Piero Ciampi. Il resto se lo è dimenticato.

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