Occidente (A Funeral Party): un titolo emblematico per il secondo lavoro dei Dish-Is-Nein.
“Si scrive Dish-Is-Nein ma si legge Disciplinatha“, anche se, in realtà, si legge lucida consapevolezza del presente scevra di pensiero unico e di obnubilata coscienza.
Il progetto di Cristiano Santini, Roberta Vicinelli e Justin Bennett, orfani ancora dolenti di Dario Parisini che dell’esperienza Disciplinatha fu feroce strale di elettriche incursioni e osservatore profeta, prosegue un discorso importante per la musica non solo italica.
Il moniker, dopo alcune incursioni soniche di Santini, si veda il progetto XNX, si riunisce dopo diversi anni per elaborare un nuovo piano di attacco intellettuale che tocca le corde di un presente prono su tavoli a cui non è invitato, ma dove si decidono nefaste sorti consce di non aver ormai nessuna resistenza qualsiasi colore le si voglia dare.
I Dish-Is-Nein odierni
Occidente (A Funeral Party) è un lavoro impressionante che richiama sì echi di un glorioso passato, ma che poggia su solidissime basi sonore che guardano ad un avvenire cupo invitando a rivoltose danze.
Lontani i tempi di paragoni insulsi con altre realtà ultimamente rispuntate fuori a furor di popolo pure un po’ chic, Dish-Is-Nein riprende un percorso mai abbandonato per coerenza e sincerità talvolta talmente pure da sembrar autolesioniste.
Sul versante sonoro siamo in zona post wave industrial, con invettive elettro e sguardi distorti. Ogni singola canzone appartiene al complesso dell’operazione che paragona quindi ad un concept il disco.
Occidente (A Funeral Party) brano per brano
Si apre con Occidente, stridenti strali accompagnano una paramarcia e si sovrappongono alle parole di Cristiano, dense di memorie recenti oscurantiste e di un presente sotto i nostri occhi. Dove il buio si muove è quasi IBM, to be played at maximum volume, si danza la fine della festa. Le voci del silenzio è duetto coinvolto su una base sonora nuovamente affidata a ritmiche incessanti vestite di funghi nucleari. Asylum (Ausonia) è metal noise, potente wall of sound, rime prodromiche di futuri cori live.
Stato di massima allerta, a cui è stato affidato il compito di funger da biglietto da visita pre uscita album, è uno dei vertici dell’opera nella sua sintesi testuale e musicale, compito perfettamente svolto se si voleva, e nulla qui è involuto, dare alle liriche la loro importanza, con la complicità di Federico Bologna, sodale di Santini nel progetto XNX ma non solo.
L.S.D. è la Lucy nel cielo di diamanti beatlesiana radicalizzata e spogliata della sua psichedelica natura da glitch e sincopi elettroniche. L’inserto del coro nel chorus è puro genio.
Superfluo è un ulteriore monito, rarefazioni sintetiche, potrebbe diventare un nuovo inno mentre la conclusiva A Funeral Party (SuDario), è splendida declamazione omaggiante l’amico di sempre Dario Parisini, una marcia funebre foriera di emozioni vitalistiche e di speranzosi risvegli.
Disco assolutamente inevitabile.
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