Con Alligator Bites Never Heal, Doechii guadagna il Grammy 2025.
Un po’ a sorpresa Alligator Bites Never Heal di Doechii, rapper e cantante originaria di Tampa, ha guadagnato il Grammy 2025 come miglior disco rap contro star ben più note quali Eminem, J Cole, Metro Boomin & Future, Common & Pete Rock . Stupisce anche perché Alligator Bites Never Heal è un mixtape, non un vero e proprio esordio, sebbene in un panorama nel quale queste distinzioni sono meno chiare di un tempo. Comunque, quello di Doechii ci era effettivamente sembrato un disco fra i più elettrizzanti del panorama hip-hop 2024 (ha anche una bella copertina), ed è quindi il caso di recuperarlo in attesa di un LP ufficiale di esordio, che non dovrebbe tardare troppo e lei è già sotto contratto con la Top Dawg Entertainment.
Un disco ambizioso…
Alligator Bites Never Heal si discosta dalle sue precedenti incursioni nel pop e nell’R&B ed è certamente un prodotto ambizioso. , Composto da 19 tracce, non è pensato per le radio e non contiene veri e propri bangers (Denial Is A River ci va vicina però). Piuttosto, si presenta come un’esplorazione dei tormenti interiori di Doechii, tra ansie personali, pressioni dell’industria musicale e riflessioni sul suo futuro.
…e un nome che risentiremo presto
Dal punto di vista sonoro, l’album è un viaggio attraverso diversi generi. L’influenza del rap degli anni ’90 è evidente in brani come Boom Bap e l’ottima Denial Is A River, mentre la sperimentazione musicale emerge in tracce come Beverly Hills, che sfocia nella bossa nova, e Huh! e Fireflies, con sonorità più elettroniche e synth-driven. Doechii ha inoltre qualità sia di rapper sia di cantante, il che non è poco; ai Grammys ha anche messo in luce quelle di showgirl come ballerina e contorsionista. Insomma, l’hip-hop ha un nuovo personaggio.
Tra i meriti di Alligator Bites Never Heal spiccano la scrittura affilata di Doechii, capace di unire introspezione e ironia, e la sua abilità nel raccontare esperienze personali con un realismo vivace e dettagliato. Anche la sua capacità di spaziare tra diversi stili musicali senza perdere un’identità coerente è un punto di forza. Tuttavia, forse questa diversità è sempre sull’orlo della dispersione: molte tracce sembrano più esercizi di stile che canzoni strutturate, con una coesione narrativa e musicale a volte sfuggente. Niente che non si possa risolvere in un primo disco ‘ufficiale’ che a questo punto attendiamo.
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