Earl Sweatshirt – Some Rap SongsTan Cressida / Columbia - 2018

Earl Sweatshirt dagli Odd Future al presente.

Thebe Neruda Kgositsile, meglio noto come Earl Sweatshirt, è divenuto negli anni un oggetto di culto, quas più per le sue assenze che per le presenze. Da quando, adolescente parte del collettivo Odd Future, era stato spedito dalla madre in un centro di rieducazione, la sua carriera è stata tutta un po’ così. Insieme a Frank Ocean e ben più di Tyler, The Creator, Earl Sweatshirt era quello promettente. L’esordio promettente con Doris nel 2013 aveva confermato. Poi I Don’t Like Shit, I Don’t Go Outside aveva rivelato un rapper-poeta che si affidava però a basi così sobrie da lasciare perplessi.

Earl Sweatshirt Rapper e produttore

Poi c’è stata la morte del padre e la depressione, ed ecco Earl Sweatshirt riemergere con Some Rap Songs, un disco più vicino al penultimo che al primo. Intanto, Earl ha tagliato ancora di più sulla durata: meno di 25 minuti per 15 composizioni, evidentemente  tutte brevi o brevissime. Ancora più ripiegato su se stesso, produce quasi tutte le canzoni con uno stile memore del lavoro di Madlib e J Dilla. In questo,  Earl Sweatshirt è certamente cresciuto molto, perché i suoni di Some Rap Songs sono spesso notevoli. Per quanto riguarda le rime, qui c’è davvero molto da ascoltare e da leggere. Tuttavia, quasi a sottolineare il personaggio che si è costruito, come rapper Earl Sweatshirt fa decisamente un passo indietro: tra nonchalance e svogliatezza il passo è breve.

 

Some Rap Songs

Difficile parlare di canzoni, a dispetto del titolo. Sulla brevità si può costruire molto, però qui alcune composizioni paiono chiudersi ancora prima di cominciare. Quando sono veramente buone come Red Water, Peanut, December 24, dispiace non avere una maggiore dinamica. Altrove, come nel singolo Nowhere2Go, la scelta della dissonanza paga dopo qualche ascolto. È un progetto difficile da giudicare, Some Rap Songs. Dopo il primo momento di totale spiazzamento, finisce per affascinare, pur senza trascinare. Alla fine, Riot! lo vede lavorare su un sample di tromba di Hugh Masekela, il compositore sudafricano scomparso a gennaio di quest’anno, zio di Earl Sweatshirt. Sarebbe stato interessante avere qualcosa in più in questa direzione all’interno delle canzoni, per una palette di colori più vibranti.

Earl Sweatshirt – Some Rap Songs
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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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