Violence: una nuova svolta per gli Editors?
Dopo due prove piuttosto inconsistenti, cosa possono proporre ancora gli Editors? Violence sembra voler imprimere una nuova direzione alla vita della band inglese, e in effetti non sono pochi ad apprezzare il nuovo disco. La band di Tom Smith sceglie Blanck Mass/ Benjamin John Power per sottolineare la svolta elettronica già visibile nel precedente In Dream. Ma non dimentica neppure le chitarre.
Le composizioni di Violence
Parliamo allora del risultato. Le pulsioni electro iniziali di Cold, con la voce sempre bella di Smith, sfociano in una canzone manierata, che fa l’occhiolino a molto del già sentito di questi ultimi decenni. Un po’ new wave, un po’ synth-pop, è leggera e poco incisiva.
Cambio di direzione con Hallelujah (So Low), che dopo un inizio soft, cresce barocca, esplode, e somiglia agli ultimi Muse. E’ uno dei momenti migliori di Violence. Niente male anche la danzabilissima title track, con begli arrangiamenti notturni, condivisi da Nothingness.
Gli Editors fra alti e bassi
Peccato che altrove gli Editors manchino l’obiettivo. Magazine sembra buona per uno spot, con partenze e rallentamenti al punto giusto. Sebbene un buon senso melodico non abbandoni quasi mai la band. No Sound But The Wind annoia, e la conclusiva Belong è tanto magnilognente quanto noiosa.
Il giudizio su Violence: un ritorno in forma per gli Editors?
Alla fine questo Violence è certamente meglio del pessimo The Weight of Your Love e si attesta sul livello di In Dream. Siamo comunque lontani dagli esordi di The Back Room e An End Has A Start, sia chiaro. E tuttavia gli Editors hanno trovato il successo con questa formula che bandisce qualunque novità e occhieggia a un pubblico rock cresciuto con i suoni anni ’80 nelle orecchie. Insomma, Violence è un disco passabile, è certamente rassicurante, ma allo stesso tempo del tutto inutile.
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