Disco Kamikaze per Eminem.
A sorpresa, lo scorso venerdì, Eminem ha pubblicato un nuovo disco. Kamikaze esce per ora in digitale, ma sarà disponibile fra non molto in vinile e cd. Insomma è un disco ‘vero’, non un mixtape, ed Eminem deve averci pensato bene, mantenendo il silenzio suo e dei collaboratori, per creare l’effetto sorpresa. Il suo ultimo Revival è uscito lo scorso anno, accolto da recensioni molto poco entusiaste, e Kamikaze arriva come una risposta alle critiche. Un unico segno Eminem l’aveva dato con il remix di uno dei brani di Revival, Chloraseptic, alla fine del quale prometteva vendetta contro i detrattori.
Kamikaze contro tutti
Le critiche contro Revival in effetti sono state pesanti, e a dire il vero eccessive, perché diversi momenti del disco restano buoni. Tuttavia, non c’è dubbio che Eminem ha sempre dato il meglio dinanzi a un obiettivo polemico. Per l’occasione, fa rivivere i siparietti delle telefonate con il manager Paul Rosemberg, sempre presenti nei primi dischi. Qui però non servono a far ridere, ma a spiegare il progetto-Kamikaze. Nel primo, Rosemberg telefona a Em per dirgli che un disco di risposta ai critici non è una buona idea: se criticheranno anche questo, ci vorrà forse un Kamikaze 2?
Ma tutto questo Eminem lo sa, come dice nel brano di apertura, The Ringer: “You mention me, millions of views, attention in news / I mention you, lose-lose for me, win-win for you”. Tuttavia, spiega nel secondo siparietto, nel quale lascia un messaggio per Rosemberg, i critici non sono nemmeno in grado di capire le sue rime, ed è questo che lo fa incazzare, spingendolo a rispolverare Slim Shady: l’alter ego cattivo di Marshall Mathers.
I nemici di Eminem
Perché in realtà Kamikaze non è tanto diretto contro i critici musicali. C’è la frecciata a qualche youtuber, a Pitchfork (che da sempre lo odia per partito preso, è innegabile) e poco altro. Di fatto, Eminem parte dalle critiche rivolte contro di lui per parlare dello stato del rap attuale. Fatti salvi i nomi di rapper articolati, Kendrick Lamar in testa, che hanno la sua incondizionata approvazione, trap e mumble rap sono gli obiettivi polemici di Eminem.
Non per niente Kamikaze rende omaggio dalla copertina a Licensed to Ill dei Beastie Boys, spesso citato come uno dei dischi che l’hanno influenzato di più.
Vecchio rap …
… contro nuovo rap? Non è così facile. Lucky You e Not Alike utilizzano dei beats trap. Eminem vuole forse dimostrare di poter eccellere anche su quelli? Se così è ha ragione, perché da tempo non lo si sentiva tanto sul pezzo. Allo stesso modo, dimostra che il problema non sono i beats. Sono allora i testi che, come dice ancora in The Ringer, 9 volte su 10 delle volte parlano di gioielli?
Certo, che un rapper di 45 anni discuta dei gusti dei ragazzini che seguono i vari Lil’ e Young… finisce per essere un po’ trito. Tuttavia, a prescindere da quello che si pensa dello stato del rap contemporaneo, ciò che conta è il modo in cui la vis polemica sembri energizzare Eminem, che con Kamikaze mette insieme un disco molto più compatto del precedente. Spariti quasi del tutto gli hooks e i samples facili facili, emergono le sue capacità veramente ineguagliate di rapper, almeno dal punto di vista tecnico: velocità, rime, vocabolario, allitterazioni, qui abbiamo l’incredibile talento dell’Eminem rapper.
I momenti migliori di Kamikaze
In Lucky You trova un partner alla sua altezza in Joyner Lucas, bravissimo, e insieme danno uno fra i brani migliori del disco. Ma anche The Ringer e Greatest, che adopera molto bene interpolazioni di Humble di Kendrick Lamar, sono potenti. The Fall utilizza una registrazione di Justin Vernon / Bon Iver (che si è subito dissociato dal messaggio: chiaro poi che l’indie risulta più esangue del rap) con risultati non dissimili da quanto avrebbe potuto fare Kanye West alla produzione, ed è un altro momento molto buono.
Non ci sono soltanto le polemiche contro i detrattori, in Kamikaze. Normal e Good Guy vedono tornare Eminem / Slim Shady alle prese con le sue ex. Mentre Stepping Stone spiega perché l’esperienza con i D12 si debba considerare finita.
Eminem, i critici e gli stans
Che siano le ex, i critici, i rapper, comunque tutto serve a Eminem per trovare verve sufficiente a comporre un disco superiore ai suoi ultimi. Più energico e più cattivo, meno lungo e meno pop. Non perfetto, magari, perché alcuni brani sono decisamente migliori di altri. Però nell’insieme potente e, per chi ama il rap ‘tecnico’, davvero soddisfacente.
Non guadagnerà a Eminem nuovi amici fra i rapper e nemmeno fra i critici. Per un certo tipo di critica musicale non andrebbe bene neppure se pubblicasse un disco all’altezza di The Marshall Mathers: l’anomalia Eminem è stata magari sopportata, però mai davvero digerita. Non gli guadagnerà neppure nuovi stans, poiché, al di là delle sue ire, è del tutto normale che i quindicenni ascoltino rapper vicini alla propria generazione. Di fatto Eminem neppure ne ha troppo bisogno, perché al pari del coetaneo Jay-Z riempie gli stadi, e senza Beyoncé al fianco (purtroppo per lui). Come quella dei Kamikaze, la sua è una battaglia persa, ma con molto onore.
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