Father John Misty e il suo (quasi?) break-up album.
Ogni disco inciso da Joshua Michael (Josh) Tillman a nome Father John Misty ha un suo tema di fondo, più o meno nitidamente articolato. Fear Fun era la cronaca di una dissipazione esistenziale. I Love You, Honeybear la risalita dall’abisso tramite la forza dell’amore. Pure Comedy una meditazione dai toni apocalittici, e dagli spunti autobiografici, sulle sorti dell’umanità.
I guai sentimentali di Father John Misty dettagliati in God’s Favorite Customer
God’s Favorite Customer ritorna alla dimensione privata ed è già stato definito un break-up album. Appartiene dunque al florido sottogenere dei dischi che raccontano amori finiti e che ha al suo attivo monumenti quali Blood On The Tracks di Bob Dylan, Rumours dei Fleetwood Mac, The Boatmans’ Call di Nick Cave e… The Visitor degli Abba. (Per sofferenze sentimentali più recenti v. qui)
Una breve e imbarazzata scorsa on-line non menziona alcun divorzio fra Tillman-Misty e la moglie Emma (che è una eccellente fotografa). Tuttavia lo stesso artista ha dichiarato che le 10 canzoni sono nate in un albergo di New York dove si era trasferito a causa di una crisi coniugale.
Dunque God’s Favorite Customer è un album che nasce come un flusso emotivo per Father John Misty, e il risultato è, nei testi ma anche nei suoni, abbastanza diverso da Pure Comedy. Intanto dura solo 38 minuti ed evita di autoimprigionarsi in tirate epiche ma ascoltabili solo una volta tipo Leaving LA. Poi affida la produzione a Jonathan Rado, anziché a Jonathan Wilson (impegnato in tournée con Roger Waters, nientemeno). Rado, che conoscevamo come personaggio e artista sopra le righe con i Foxygen, qui si mantiene sorprendentemente sobrio: voce, piano e pochi tocchi strumentali in una dimensione fra quasi-lounge e rock FM tardi anni ’70 (Please Don’t Die).
Fatta eccezione per Date Night, i pezzi viaggiano nel consueto ambito della ballata midtempo e rendono l’insieme un po’ uniforme. Per quanto molto quotato in patria, Tillman è un compositore bravo ma non geniale. Tuttavia un paio di ascolti permettono di individuare alcune cose di eccellente livello come l’avvolgente Mr. Tillman o la title track che in altrui mani potrebbe trasformarsi in uno standard soul.
I testi di Father John Misty in God’s Favorite Customer
Si diceva prima dei testi. L’incipit perentorio di Hangout At The Gallows (“Qual è la tua politica? Qual è la tua religione? Quali sono i tuoi consumi?”) fa pensare a una prosecuzione dei temi di Pure Comedy. Poi Mr. Tillman ci introduce, con una certa ironia, a uno stato d’animo perturbato (“Anche Jason Isbell alloggia qui ed è un po’ preoccupato per lei”). Da Just Enough Dumb To Try in avanti entra ufficialmente in scena il tormento sentimentale, delineato da frasi quali “Un amore che dura per sempre/ Non può essere troppo speciale” (Disappointing Diamonds) oppure “Son qui a testare la massima/ Che tutte le belle cose finiscono” (God’s Favorite Customer).
Per fortuna del diretto interessato, non mancano i tocchi di autoironia tipo “La notte scorsa ho scritto una poesia/ Caspita, dovevo essere proprio in zona-poesia” (The Palace) oppure “Cosa succerebbe se fossi tu a scrivere canzoni/ E ti guadagnassi da vivere parlando di me?” (The Songwriter).
Il finale assume toni più epici (lennoniani, quasi) e al tempo stesso consolatori: “Oh amici, amici miei tutti/ Spero che stiate sorridendo in qualche luogo” e potrebbe far pensare a una qualche luce alla fine del tunnel. Viene da sperare che God’s Favorite Customer sia un disco di quasi break-up e in questo sarebbe davvero unico.
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