
Feminine sono Giampiero Riggio e Francesco Cipriano, Lorelei il loro disco d’esordio. Registrato tra Messina, Trapani e Stoccarda, con lo sguardo alla produzione inglese (la lingua scelta) e europea indie-wave.
Lorelei tra melodia e sperimentazioni
Difficile combinare ricerca sonora e piacevolezza. Lorelei segue piste non facili. Si prenda per esempio uno dei brani più belli: Honeyhunters. La melodia e il canto sono accompagnati da percussioni quasi trascinate, con una componente rumoristica che però resta in sottofondo, come sommersa da una melodia molto accattivante. Oppure l’attacco di percussioni molto teutoniche di Mohican, mentre le chitarre e gli echi che accompagnano la voce sono psichedelia pura e il canto rinvia a tutta la traduzione post-punk. Un mix difficile sulla carta, ma assolutamente centrato nel disco. A Ghost Too, claustrofobica, è cantata dalla bella voce di Laura Loriga, dei Mimes Of Wine. Altra realtà italiana da tenere d’occhio perché ha fatto e speriamo farà belle cose. Ne abbiamo parlato giusto ieri. Persino l’intermezzo solo musicale di Happiness è ben riuscito.
Coral Face, accompagnata da un video suggestivo, potrebbe essere la canzone più immediata di tutto il repertorio dei Feminine. Con il testo dai richiami quasi mitologici e l’incedere delle percussioni:
“Seafoam hands of mother-of-pearl. A fragile home, a coral Face. Under your shell eyes a diatom smile. Your seaweed hair, hide of your beast heart. Under your shell eyes a diatom smile. Your seaweed hair, a crown of spines. Hide of your beast heart.”
I Feminine realtà della musica europea
Anche in brani come Centuries e Sacred Stones, che chiudono il disco, dove l’atmosfera sognante rischia di prevalere sulla canzone, alla fine le aperture melodiche salvano il tutto.
Giampiero Riggio e Francesco Cipriano giocano nelle note di presentazione con la doppia anima tedesca e siciliana della loro musica. Sotto il profilo musicale non è detto che queste influenze si sentano. Ma c’è sicuramente una componente di dream-folk passato attraverso una sensibilità new wave che traspare dalle loro composizioni. Qualcosa che potrebbe rinviare ai progetti di Erland Cooper oltremanica. Ma con una prospettiva più europea. E’ solo un modo per collocare la musica di Lorelei in una prospettiva più ampia. Ma le dieci tracce del disco vivono per conto loro senza bisogno di troppi rimandi. Ed è già un gran bel risultato.
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