Il ritorno dei Foals a tre anni dalla doppia prova Everything Not Saved Will Be Lost: Life Is Yours.
Avevamo lasciato i Foals nel 2019, anno nel quale avevano sfornato ben due dischi, Everything Not Saved Will Be Lost (part.1) e (part.2), poco soddisfacenti e virati, con qualche eccezione nel secondo, verso un rock squadrato lontano dai loro esordi e piuttosto noioso. Un cambiamento era necessario e, con Life Is Yours, un cambiamento c’è. In primo luogo, i Foals di Life Is Yours sono rimasti in tre: Yannis Philippakis, Jack Bevan, Jimmy Smith. Ad andarsene è stato Edwin Congreave, il tastierista e bassista (nel 2018 era andato via anche il bassista Walter Gervers); la band ha sempre accreditato tutti i membri alla composizione, dunque qualcosa è venuto meno. Alla produzione tre nomi di peso nel giro indie: A. K. Paul, Dan Carey, John Hill.
Life Is Yours prova a riportare i Foals indietro nel tempo
Tuttavia, il cambiamento principale i Foals di Life Is Yours lo realizzano nel suono. Messo da parte il rock, il nuovo disco vira decisamente verso un synth pop – white funk molto anni ’80. Mille i riferimenti possibili: dai Simple Minds (per esempio nelle tastiere) agli Orange Juice per le chitarre. Che è poi anche un ritorno alla formula ballabile di Holy Fire. La prima parte del disco, dalla title track in apertura ai singoli Wake Me Up e 2am, seguono questa traccia. Verso la metà, Flutter cambia le cose. Il brano parte con un attacco dalle reminiscenze Vampire Weekend si apre poi verso un rock corale che, se non altro, segna una pausa e propone qualcosa di diverso.
Il resto del disco alterna uno stile e l’altro, senza particolari tratti di originalità. Philippakis alterna la sua voce naturale, che può piacere o meno, al falsetto. La produzione la riempie di echi e offre, nel complesso, un disco dal suono pulito e levigato.
Il giudizio
Non c’è niente di veramente sgradevole, ma ai Foals di Life Is Yours sostanzialmente fanno difetto le canzoni (soprattutto pensando ai modelli citati). Nei 42 minuti del disco non c’è nulla che colpisca davvero: scorre, ma niente di più. Manca una qualità della scrittura che, almeno a tratti, la band aveva mostrato nei primi dischi, anche nella svolta più ballabile di pezzi come Inhaler e My Number. Insomma, gli anni passano e i Foals sembrano ormai molto lontani dai loro momenti migliori.
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