Godspeed You! Black Emperor: un’articolata idea di speranza.
Dati i tempi cupissimi ci si sarebbe aspettati un’uscita discografica convenientemente e sostanziosamente apocalittica da parte dei Godspeed You! Black Emperor. In effetti così è, ma…
Il collettivo di Montreal era silente dal 2017 di Luciferian Towers, ennesimo concept album anticapitalista dalle lunghe composizioni strumentali associate a titoli radical-misteriosi e calate in una dimensione più ambient del solito. Tutto fatto molto bene, ma meno convinto e convincente rispetto alle uscite precedenti. Dunque sembrava affermarsi una sorta di ‘classicità’ godspeediana in contrasto con l’attitudine a nervi scoperti contro tutto e tutti – stampa musicale inclusa (ma Spotify escluso, a quanto pare) – di Efrim Menuck e compagni.
Temi e suoni di G_d’s Pee AT STATE’S END!
Di primissimo acchito G_d’s Pee AT STATE’S END! non si presenta bene con quel gioco di parole dell’intestazione che suona greve persino per un ateo. A meno che l’intenzione non sia quella di enfatizzare un senso di disfatta TOTALE per un mondo che D_o ormai disprezza. Siamo dunque nella consuetudine senza sorriso dei GY!BE, come d’altro canto c’era da aspettarsi per un album registrato da musicisti che in studio hanno registrato distanziati fra loro e con mascherine sul volto.
L’album è composto da due lunghe suite di una ventina di minuti ciascuna e due pezzi più brevi intorno ai sei minuti di durata. L’inizio della prima suite è fatto di voci e suoni distorti in cui si percepiscono colpi di arma da fuoco, poi arriva una chitarra da Hendrix a Woodstock e pian piano la musica prende forma. E prende una forma marziale e rock in parziale e piacevole controtendenza rispetta a Luciferian Towers. Il terzo movimento (First of the Last Glacier) parte parecchio ossessivo per poi lasciare spazio a una dimensione se non gioiosa quantomeno ampia (e stavolta parecchio prog) quasi a significare un sofferto passaggio dal buio alla luce. La stessa sensazione di viaggio difficile ma alla resa dei conti rasserenante si prova nell’altro brano lungo che si lascia pervadere persino da suoni di campane a distesa.
Il futuro secondo i Godspeed You! Black Emperor
A questo punto appare chiaro il disegno complessivo del progetto secondo le modalità che il gruppo aveva peraltro dichiarato preventivamente: “Questo disco parla di noi in attesa della fine. Tutte le forme di governo odierne hanno fallito. Questo disco parla di noi in attesa dell’inizio”. C’è speranza dunque a dispetto di un potere cattivo e onnipresente (e di quel che fanno balenare le più cupe tracce brevi). D’altro canto anche Pasolini aveva scritto che la creatività fiorisce meglio sotto un regime autoritario (ancorché spacciato per democrazia) poiché la difficoltà a esprimersi diventa sprone creativo.
La speranza che si può leggere in questo disco è – per il momento – data dalla musica intesa come bellezza e azione artistica. In attesa che i GY!BE si arrabbino con Big Pharma e facciano un disco bello cattivo e punk.
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