Goldfrapp – Silver Eye.

Banalità: Goldfrapp ha una personalità musicale camaleontica, non è una novità. Oppure Goldfrapp è una, nessuna, centomila. Pirandelliana scusa per dire che non appartiene a nessun filone e, al contempo, li fagogita tutti. Se vi sto a far un excursus su tutta la sua discografia, appare chiaro come, apparentemente, non vi sia una consecutio stilistica, dall’elettronica quasi trip degli esordi all’electroglam, alle pulsioni 4AD… insomma, anche qui si resta sulle banalità.
Silver Eye: rinnovamento o ripetizione?
Cosa dire quindi di Silver Eye? Che è un ennesimo cambio di pelle sonora? Che è un ritorno ad un passato ancor a venire? Che è un bel disco?
Si, è un bel disco, è un disco che invoglia ad essere ascoltato ben più di una volta, ardua impresa di questi tempi. Che induce a trabocchetti di facile presa all’interno dei quali si celano, invece, architetture sintetiche di pregiata fattura. Che si presta ad inserirsi in una corrente tutta nuova dove il neo pop tronfio e autotunato la fa da padrone ed inocularsi in esso come un piacevole virus che colpisce prima gli arti inferiori spingendoli al movimento e, successivamente, arriva pure alla testa, meglio se movente inside/out anch’essa.
Goldfrapp e il tempo sospeso
La ricerca di Goldfrapp compie quindi un passo avanti verso quel futuro da Pronipoti che immaginavamo e che, au contraire, si è manifestato come un Medio Evo alla Monty Python. Lo fa, sempre con la benevola egida di casa Mute che tanto diede e tanto ancora dà a buona parte dell’elettronica degli ultimi (tanti) anni, con grandissimo spolvero di seduzione e plastica calda.
Difficile immaginare, salvo adepti, a quali nuove orecchie possa rivolgersi. A tratti pare di ascoltare una Kate Bush tutta fili e bottoni, a volte l’eco Cocteau Twins appare in tutta la sua vaporosità. Ma l’intero percorso di ascolto, al di là di facili paragoni, è invece trademark Goldfrapp dall’inizio alla fine, fra battiti extrasistolici e il canto di una Lamia rosso crinita ancora invaghita della sperimentazione for the masses… ops.
E adesso vediamo cosa il passato ci riserverà. Alison, your aim is true.
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