Lo strano ‘folk’ di Hannah Frances.
“Musician, composer, poet and educator”; così si definisce Hannah Frances nel suo sito web, ché forse “songwriter” non bastava a chiarire del tutto la sua attività, nel delirio di hashtag, menzioni, like in cui caschiamo un po’ tutti. In effetti, nella scena musicale di Chicago, in particolare all’interno del nuovo folk-revival, c’è sempre l’ansia di autodefinirsi, forse con un po’ di presunzione. Da lì per esempio viene il poliedrico talento di Ryley Walker, autore che spiazza e confonde ad ogni uscita.
Chi è Hannah Frances
Hannah Frances ha solo ventisette anni e, come Walker, segue una strada impervia, sperimentando poliritmi e accordature ‘storte’, oltre a possedere una voce molto originale. Di certo entrambi ascoltano generi diversi e frequentano buoni musicisti. Se è innegabile un imprinting folk, certo non basta la parola “shepherd’’ nel titolo a incasellare un disco vario e difficile come Keeper Of The Shepherd (Ruination Record Co.). Giocando al puzzle dei generi musicali, potremmo inserire la Frances in un azzardato contemporary art-folk, e toglierci da tutto…
Keeper Of The Shepherd: un disco impegnativo
In realtà i sette lunghi brani si differenziano parecchio tra di loro, a partire dalla possente cavalcata della title track, quasi un country destrutturato e acido, per arrivare alla quiete cantautorale di Woolgathering o Floodplain, oasi di relativa tranquillità. Altrove le costruzioni vocali si sovrappongono fino a creare drammatici crescendo, per poi spegnersi improvvisamente, come in Husk. I due episodi finali offrono ulteriori aspetti dell’opera: Vacant Intimacies è complessa e accompagnata da un efficace arrangiamento di fiati ed archi. Ma è con la conclusiva Haunted Landscape, Echoing Cave che Hannah Frances mette a dura prova l’ascoltatore: il lungo brano si sviluppa con lentezza, virando spesso verso il caos sonoro (pur uscendone sempre in tempo) fino al brusco finale.
Keeper Of The Shepherd non lascerà indifferenti, ma di certo richiederà impegno, se non altro per sopportare i testi funerei e dimenticare l’inquietante immagine di copertina.
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