Hugo Race Fatalists – Taken By The DreamGlitterbeat Records - 2019

Taken By The Dream: nuova magistrale prova per Hugo Race.

Avremmo dovuto rimanere a bocca aperta davanti a quest’ultima prova di Hugo Race, questa volta sotto il marchio Fatalists. Se non è successo è solo perché dall’uomo di Melbourne ormai ci aspettiamo solo il meglio. E, oltretutto, un “meglio” – se si potesse dire – sempre “migliore”. Il prodotto di un musicista che alza continuamente l’asticella e riesce invariabilmente a saltare oltre. Di Race ci ha sempre meravigliato la capacità di portare avanti progetti  anche molto diversi tra loro, riannodando periodicamente le fila dell’uno o dell’altro. E non disdegnando affatto deviazioni in altre direzioni, pur mantenendo il tutto sotto il minimo comune denominatore del blues.

Da 24 Hours To Nowhere a Taken By The Dream

Ma qui, a nostro parere, c’è ancora di più. Non solo la ripresa del discorso momentaneamente lasciato in sospeso tre anni fa con il bellissimo 24 Hours To Nowhere – che, evidentemente a torto, avevamo considerato l’insuperabile punto di arrivo del progetto Fatalists – ma anche consistenti echi degli altri suoi prodotti venuti alla luce in questo lasso di tempo.

Se Smoking Gun è una ballata in puro “stile Fatalists”, gli elettronici “rintocchi” finali rinviano a certi suoni “spaziali” di Gemini4. E sembra di sentire echi simili anche nel rimbombante basso iniziale e nel finale sfumato di Phenomenon, nonché nell’incipit di This Is Desire, in cui i gorgheggi di un organo danno anche un funzionalissimo tocco di psichedelia che evoca anche certe atmosfere di Long Distance Operators. O nell’inizio di Heaven And Hell, prima di stemperarsi in un arpeggio di chitarra, anche questo molto Fatalists style.

L’influenza dei Dirtmusic su Hugo Race

Gonna Get High denuncia invece l’influenza del blues afro-mediterraneo e venato di psichedelia degli ultimi Dirtmusic. E presenta anche affinità con i recenti approdi di Cesare Basile, col quale non ha caso Race ha assiduamente collaborato, sia pure in un passato ormai abbastanza lontano. Symphony è un cupo blues che ricorda non poco – anche per un certo uso dell’elettronica – le atmosfere intessute con l’aiuto di Michelangelo Russo nel disco che “rilegge” John Lee Hooker. Atmosfere riproposte, sia pure in forma meno “oppressiva” e con la sdrammatizzante aggiunta degli ottoni, in Altered States.

C’è spazio anche per i Fatalists

Sul finale si torna ai Fatalists più “puri” con Smoking Gun e il suo andamento marziale – ma anche qui le suggestioni “spaziali” tornano alla fine – e col brano eponimo. Che confermano, come del resto tutto il disco, lo straordinario talento di songwriter di Hugo Race, mai banale e sempre coerente con le proprie tematiche, che riprende e sviscera in continuazione senza mai ripetersi pedissequamente. Inutile soffermarsi ancora sulla sua voce, grazie alla quale potrebbe affascinarci anche cantando – come si suol dire – l’elenco telefonico.

I coprotagonisti del nuovo viaggio di Hugo Race

Dobbiamo però spendere almeno due parole su un altro aspetto della sua figura: la capacità di scegliere i suoi compagni di viaggio e di instaurare con loro un’empatia musicale dagli eccezionali risultati. Francesco Giampaoli e Diego Sapignoli non sono solo un’eccellente sezione ritmica, ma un bassista e un batterista- percussionista in grado di dare un’impronta funzionale quanto personalissima. Sapignoli, in particolare, è un vero e proprio “creatore di suoni” (si ascolti cosa riesce a tirar fuori in Bow And Arrow). E Giovanni Ferrario, vecchio collaboratore di Race fino dai tempi dei primi True Spirit e dei Sepiatone, sostituisce più che degnamente – con il suo stile e il suo sound diversi e senza volerlo, giustamente, imitare – lo “storico” chitarrista dei Fatalists Antonio Gramentieri. Vorremmo quasi sbilanciarci dicendo che questo è “the ultimate masterpiece” dei Fatalists, ma temiamo che ci smentirebbero ancora.

Hugo Race Fatalists – Taken By The Dream
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“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

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