Hugo Race & The True Spirit – Star Birth, Star DeathGusstaff Records - 2020

Un disco per  la crisi: Hugo Race & The True Spirit – Star Birth, Star Death.

Fate vivere per mesi un comune mortale in mezzo a incendi devastanti e chiudetelo poi in casa per almeno un paio di mesi durante un’angosciante pandemia: ne uscirà probabilmente con un esaurimento nervoso. Fate lo stesso con Hugo Race e ne uscirà con l’ennesimo gran disco: Star Birth, Star Death. E stavolta, lungi dal lasciare, addirittura raddoppia. Tornando ad affidarsi ai suoi fedelissimi True Spirit – dei quali Michelangelo Russo è parte sempre più integrante e fondamentale – l’uomo di Melbourne sforna un doppio che già dal titolo – anzi dai titoli, perché più che ad un vero e proprio “doppio” siamo di fronte a due album complementari – sembra presentarsi quasi come un concept album.

Gli astri e il pianeta

Stelle che nascono e stelle che muoiono, che portano avanti il loro ciclo vitale indipendentemente e a dispetto delle nostre pretese di onnipotenza. Dovremmo forse rivedere e riformulare il “politically correct” dei nostri slogan ecologisti. Non si tratta tanto di “salvare il pianeta”, che sa benissimo adattarsi alle nostre follie e salvarsi da solo, quanto di salvare noi stessi e l’intero genere umano. Star Birth è un disco di “canzoni” nelle quali i testi hanno – come accade quasi sempre con Hugo Race – un’importanza fondamentale e meriterebbero un discorso molto più particolareggiato e approfondito di quanto queste poche righe non consentano.

 

Qui dobbiamo limitarci ad accennare che in essi è sempre presente una riflessione amara e realisticamente pessimistica sulla natura umana – e in particolare sull’uomo di questo inizio millennio -, mai del tutto priva però di una possibile prospettiva di “salvezza” fondata sulla capacità di amare. E ovviamente non si intende solo l’amore reciproco tra due esseri umani, ma anche quello per il proprio prossimo. Potremmo trovare molti esempi di questo aspetto del “Racepensiero” nei testi di Star Birth. Citiamo solo alcune frasi di 2dead2feel che ci sono sembrate particolarmente significative: You don’t miss your petrol /until the pump runs dry /you don’t miss your guns /  until the bullets fly / don’t miss the money /when you know how to steal /but if you don’t miss the love /it means you’re too dead to feel.

Star Birth, Star Death: due dischi differenti da Hugo Race

Musicalmente i due dischi si presentano abbastanza diversi, anche se in entrambi c’è tutto Hugo Race nella sua personalissima e ben controllata poliedricità. In Star Birth la fa ancora da padrone il blues, particolarmente evidente in brani come Holy Ghost. Certo, si tratta – come ci ha ormai abituati – di un blues “acidificato” e fortemente venato di psichedelia e di elettronica, che talvolta si presenta in una modalità “talking” interpretata da Race con attitudine da crooner capace di mettere i brividi. In altri brani, come ad esempio Everyday, viene fuori piuttosto l’Hugo Race dei Fatalists, capace di infondere dolcezza a un testo non particolarmente rassicurante.

Il secondo è prevalentemente strumentale

Star Death è invece un disco quasi esclusivamente strumentale nel quale l’elettronica – presente ovviamente anche nell’altro – fa la parte del leone. È fin troppo scontato sentirvi echi di uno dei suoi ultimi lavori, Gemini4: in questo caso si tratta però di un’elettronica meno “vintage” e più “suonata”, nella quale fanno qua e là capolino strumenti “tradizionali” – spesso il pianoforte – e il contrappunto della voce calda e cupa di Hugo Race. Il tutto potrebbe costituire la colonna sonora di un film dallo scenario post-apocalittico, nel quale non mancano però accenti di speranza, suggeriti, oltre che dalla “dolcezza” di  certe melodie, anche da alcuni titoli come Love Is The Energy. E, per continuare con le suggestioni interpretative suggerite, oltre che dalla musica, dai titoli, occorre forse prendere atto che il virus più letale risiede nelle nostre menti (Virus Of The Mind).

Hugo Race & The True Spirit – Star Birth, Star Death
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“Giovane” ultrasessantenne, ha ascoltato e ascolta un po' di tutto: dalla polifonia medievale all'heavy metal passando per molto jazz, col risultato di non intendersi di nulla! Ultimamente si dedica soprattutto alla scoperta di talenti relativamente misconosciuti.

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