Interpol – The Other Side of Make-Believe

Gli Interpol di Paul Banks, Sam Fogarino, Daniel Kessler al settimo disco con The Other Side of Make-Believe.

Giunti al settimo LP con il nuovo The Other Side of Make-Believe (Matador), gli Interpol possono essere considerati ormai dei veterani della scena, emersi nella New York in cerca di nuovi suoni agli inizi degli anni ’00, insieme agli Strokes, ma con proposte ben diverse. Dall’esordio venerato di Turn On The Bright Lights o dal seguito Antics gli Interpol hanno percorso molta strada e l’hanno fatto con dignità, interpretando bene il suono post-punk del primo revival, senza le cadute di altre band grossomodo coeve: Editors in testa. Oggi The Other Side of Make-Believe si confronta con una nuova ondata di concorrenza in quel settore: giovani leoni come Idles o Fontaines D.C. o Murder Capital, ognuno con le sue peculiarità, occupano la scena e sono punto di riferimento per chi ama quel tipo di suono, magari per nostalgia, avendo vissuto la prima ondata post-punk, o semplicemente perché ne apprezza lo stile nel caso dei più giovani.

La concorrenza

Come fronteggiare questa nuova onda? Gli Interpol di The Other Side of Make-Believe scelgono, giustamente, di fregarsene. Il disco non gioca a rincorrere, ma si poggia sul fatto che dischi davvero brutti gli Interpol (forse con l’eccezione dell’omonimo del 2010, ma poi nemmeno tanto) non ne hanno mai fatti e con gli anni si sono stabilizzati in un trio (Paul Banks, Sam Fogarino, Daniel Kessler) e con un suono ormai “classico”. Flood è della partita, e contribuisce senza strafare, anche questo comunque un tratto della band, che ha saputo sempre evitare le sovrapproduzioni.

Il disco

The Other Side of Make-Believe è costituito da undici canzoni per tre quarti d’ora di lunghezza. Pressoché tutte sono ballate mid-tempo; gli Interpol in passato, anche nella fase già matura della loro carriera, hanno prodotto brani più tirati (per esempio All The Rage Back Home in El Pintor), ma qui privilegiano l’atmosfera. Va detto tuttavia che Fogarino fa un ottimo lavoro alla batteria, variando il più possibile se non la velocità, almeno la ritmica.

Si parte con Toni, scelta ad aprile come apripista del disco, anche se la successiva Fables colpisce di più, con una melodia che si lascia apprezzare immediatamente, fra le migliori insieme a Gran Hotel, per la quale ti ritrovi a canticchiare “On the streets of Cozumel” dopo un paio di ascolti. Ottima anche la chiusura con Go Easy (Palermo). Complice la bella voce di Paul Banks e un livello di testi sempre buono, The Other Side of Make-Believe ci fa ritrovare gli Interpol in ottima forma, pacati ma non del tutto sazi, certi di avere ancora qualcosa da dire e classe sufficiente per farlo.

Interpol – The Other Side of Make-Believe
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Mi piace la musica senza confini di genere e ha sempre fatto parte della mia vita. La foto del profilo dice da dove sono partita e le origini non si dimenticano; oggi ascolto molto hip-hop e sono curiosa verso tutte le nuove tendenze. Condividere gli ascolti con gli altri è fondamentale: per questo ho fondato TomTomRock.

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