L’atteso Jack White acustico: Entering Heaven Alive.
A distanza di pochi mesi da Fear of the Dawn, e annunciato come secondo episodio acustico, Jack White ha pubblicato Entering Heaven Alive (Third Man). Devo dire che, a distanza di qualche tempo, mi sono parzialmente ricreduta sul primo episodio: non che improvvisamente mi sia convinta della sua eccellenza, ma soprattutto dopo aver visto (in tv) il concerto di Jack White a Glastonbury, spalleggiato da una band eccellente (menzione speciale per Daru Jones alla batteria), l’impatto di Fear of the Dawn mi è stato più simpatico.
Un one man band o quasi
Cosa attendersi dunque da Entering Heaven Alive e da Jack White, una volta venuta meno l’elettricità? Il nostro mette in campo un numero importante di strumentisti, fra i quali la nuova moglie (ma bassista per suo conto ben prima del matrimonio) Olivia Jean e vecchie conoscenze come Dean Fertita e Jack Lawrence. In un brano, I’ve Got You Surrounded (With My Love), torna anche Daru Jones. La maggior parte delle trace recano tuttavia l’impronta di Jack White non solo come compositore, voce, chitarra, ma anche per molto altro. Leggiamo infatti dai credits: chitarra acustica (1-4, 8-11), percussioni (1, 2, 6, 7), batteria (2, 7, 8, 10), chitarra elettrica (tracce 2, 5, 8), basso (tracce 2, 4, 7, 8), basso ukele (traccia 2), organo Hammond (traccia 2), vibrafono (traccia 3), pianoforte Wurlitzer (traccia 3), percussioni aggiuntive (tracce 3, 5), Chamberlin drum machine (traccia 5), Mellotron M4000D (traccia 6), Hammond Solovox (traccia 6), pianoforte (traccia 7), Mellotron analogico (traccia 8), sintetizzatore Septavox (traccia 8). Insomma, chiuso nel suo studio di Nashville, Jack White compone ed esegue buona parte di Entering Heaven Alive; se questo va a favore dell’abilità del musicista di Detroit, toglie qualcosa alla dinamica del disco.
I momenti migliori del disco
Entering Heaven Alive si compone di undici canzoni, a partire dall’ottima apertura di A Tip from You to Me per chiudersi con Taking Me Back (Gently), che riprende la Taking Me Back del disco precedente, come indicato dal titolo in una versione ‘gentile’. È anche, e di gran lunga, il momento migliore del disco e quello in cui la musica sembra divertire davvero il suo compositore, che si limita a suonare la chitarra e lascia spazio ad altri musicisti, fra i quali emerge l’eccellente violino di Fats Kaplin. Granitica su Fear of the Dawn, qui diviene uno scanzonato ragtime, con spazio per fulminanti a solo.
Il resto del disco è più prosaico. Jack White attraversa la tradizione americana con sapienza, passando dal blues al country alla ballata, e facendo di Entering Heaven Alive un disco sempre molto piacevole pur senza essere quasi (valgono le eccezioni già menzionata) mai veramente memorabile, in grado cioè di lasciare una vera traccia all’interno di quel canone.
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