Da bootleg a release ufficiale: Jack White e No Name.
La storia è nota: Jack White distribuisce un vinile white-label marcato No Name, non altrimenti contrassegnato, come omaggio nei negozi della sua Third Man Records. Scoperto che si trattava di inediti del musicista di Detroit, la pagina Instagram dell’etichetta esortava i fan a tirarne fuori MP3 da diffondere. Questo approccio non convenzionale ha suscitato un notevole interesse, com’era ovvio, e quindi puntuale arriva la pubblicazione ufficiale sulle piattaforme di streaming e su supporti fisici.
Punk, blues e garage
Del disco ancora sappiamo poco, se non che scrive e produce interamente Jack White, mentre un ristretto gruppo di strumentisti, fra i suoi ottimi soliti, prestano mano a basso e batteria. Comunque, No Name segna un notevole ritorno all’intensità del blues punk che per primo ha creato la reputazione di Jack White con i White Stripes. Con 13 brani ricchi di granitici riff ci lasciamo alle spalle le simpatiche follie hard-rock-prog di Fear Of The Dawn e il quasi acustico Entering Heaven Alive. Gli amanti della chitarra elettrica hanno qui di che scialarsi. La strumentazione scarna rafforza la qualità diretta e viscerale del disco.
Come i White Stripes?
Rispetto all’epoca dei White Stripes manca, va detto, qualunque traccia di hooks accattivanti., il che non fa di No Name un disco poco divertente. È difficile restare indifferenti dinanzi al garage punk di That’s How I’m Feeling o all’isterica Archbishop Harold Holmes. Bombing Out non potrà che provocare mosh pits giganti dal vivo.
La vena moralista che a Jack White non manca emerge anche in No Name, accompagnata però da un buon senso dell’umorismo, come in It’s Rough On Rats: Per quanto siamo messi male Deve essere più dura per i topi Il mondo è peggiore di quando l’abbiamo trovato Deve essere dura per i topi Se non mangiamo Allora devono avere la vita più dura di noi Ne sono certo Ma dovrei smetterla di lamentarmi ogni volta che piove Perché non sono ancora cibo per gatti.
Non imprime nessuna svolta alla carriera di Jack White, questo No Name, e senza (ancora?) nessun video in circolazione potrebbe sembrare una parentesi nella produzione più importante; però mostra che Detroit non è stata dimenticata per Nashville, e questo non può che farmi piacere.
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