James - All The Colours Of YouVirgin Music Label / Kobalt Music - 2021

Il lavoro migliore dei James da molti anni a questa parte: All The Colours Of You.

Animale stranissimo i James. 38 anni che sono insieme, arrivati con questo al sedicesimo album, sono stati bucolici, danzerecci, ieratici, mancuniani per appartenenza territoriale e sonora ante litteram, creatori di anthem da stadio ben prima dei sopravvalutati, da qualche anno a questa parte , Coldplay et similia eppure ancora, almeno da queste parti, considerati di nicchia…

Arrivati a termine 2021 dovremo poi fare il punto della situazione rispetto agli album scritti ed incisi durante la pandemia e quanto questo si sia riflettuto nel prodotto finale, ma è solo una suggestione per introdurre il nuovo lavoro dei James: All The Colours Of You. Scritto da Tim Booth e prodotto da Jacknife, registrato in remoto, All The Colours Of You è uno dei lavori migliori della band di Manchester, un disco che scorre senza riempitivi, un saliscendi di nuovi inni pronti per i prossimi concerti e invocazioni tipiche sia del cantato che dei suoni che hanno caratterizzato i lavori migliori della band.

James – All The Colours Of You: un disco toccato dalla pandemia

La voce di Tim Booth è atemporale ma questo non impedisce invece ai suoni di essere assolutamente contemporanei senza la urticante sensazione di ruffianeria sonora che le “vecchie” band utilizzano oggi per vestire prêt à porter canzoni vuote. I temi dell’album sono molto legati all’evento pandemico, Booth ne è stato toccato con la perdita del suocero, ed ascoltare liriche canticchiabili ma con testi importanti continua a rimanere grande caratteristica di una delle band che fu toccata da Brian Eno senza perdere un briciolo della propria identità.

Le canzoni migliori (e non sono poche)

Zero, il brano che apre l’album è quasi sperimentale nel suo incedere liturgico toccato da lampi di synth, All The Colours Of You, title track e singolo apripista è invece un gioioso inno nei suoni tanto quando una riflessione sul buio del presente nei testi, una dicotomia preziosa.  Recover è episodio dedicato alla perdita del suocero, molto pregnante e a suo modo soul, Beautiful Beaches pare parli di un ritorno per tutti alle spiagge anche se è stata scritta sulla scia di un incendio che in California, dove il cantante vive, ha distrutto abitazioni a lui vicine…

 

Whatever It Takes You attinge ad uno speaking word declamatorio, una base funk che sfocia in un coro gospel, chi ha orecchie per copiare almeno lo faccia bene. Hush è episodio che attinge ad una tribalità postmoderna e devo ammettere qui un po’ di Eno influence si sente… Miss America pare registrata nel deserto del Mojave, suoni in sottrazione mentre uno chaparal rotola spinto da venti sintetici, Getting Myself Into è contrappuntata da un pianoforte quasi cabarettisco, molto originale. Magic Bus ci invita ad un rave in completa sicurezza, Isabella è perfetta popsong, tra le mie preferite, la ascolto in heavy rotation perché è piena di energia idiota. La conclusiva XYST ci lascia nelle orecchie un bellissimo chorus da ripetere in loop, siamo di nuovo dalle parti della preghiera pop e che Booth viva in California, come sopraricordato, incide parecchio sull’atmosfera del brano.

Il disco che U2 e Simple Minds non incideranno mai più ti arriva dai James.

James - All The Colours Of You
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Collaboratore per testate storiche (Rockerilla, Rumore, Blow Up) è detestato dai musicisti che recensisce e dai critici che non sono d'accordo con lui e che , invece, i musicisti adorano.

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