Per Joan As Police Woman un album che ne compendia stili ed emozioni.
Il ritorno solista di Joan Wasser, ovvero Joan As Police Woman, si presenta con un doppio ritratto in copertina, un mash-up fotografico tra fronte e profilo, piuttosto insolito per la cantautrice americana. Nel poster interno, però, Wasser torna ad un’immagine più consueta ed aggressiva. Senza parlare di novità, molta critica ha definito Lemons, Limes And Orchids (PIAS) “disco sexy”. In realtà Wasser non ha mai lesinato, né scherzato, su questa dimensione, sia nell’immagine destinata alla promozione che nelle performance dal vivo. Anche le copertine di alcuni dischi, come i progetti Cover e Cover Two mostravano (ehm) questo aspetto.
Dopo sei anni da Damned Devotion la nuova raccolta funge da compendio di una carriera ormai consolidata e arricchita da collaborazioni di alto livello (David Sylvian, Antony & The Johnsons, Lou Reed, John Cale, Elton John ecc.). Ecco quindi echi degli esordi, come in With Hope In My Breath o in Started Off Free; i ritmi sincopati di The Dream e Remember The Voice riportano invece all’esperienza con Tony Allen e Dave Okumu (The Solution Is Restless).
Le canzoni di Lemons, Limes And Orchids
Nella scaletta dell’album emergono episodi formidabili come Full Time Heist, riflessione sulla notorietà dal sapore mitchelliano o la title track che gioca con la strofa della Suzanne di Cohen per costruire un emozionante racconto autobiografico. Non da meno sono i tre brani che chiudono il disco: Tribute To Holding On, bella riflessione sul tener duro nei rapporti di coppia; Safe To Say, con ancora la Mitchell nel mirino; e infine l’intensa Help Is On Its Way, solo piano, voce e qualche suono lontano d’archi, quasi un cenno d’intesa, un occhiolino verso l’ascoltatore…
In Lemons, Limes And Orchids ci sono fidi collaboratori, come il batterista (e corista d’eccezione) Parker Kindred, e turnisti di gran fama, come Meshell Ndegeocello, al basso elettrico e il tastierista Thomas Bartlett (The Gloaming).
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