John Carter Cash recupera e produce Songwriter di Johnny Cash.
Forse non sono la più adatta a recensire Songwriter di Johnny Cash. Perché temo di non riuscire ad essere obiettiva tanta è la mia devozione per l’uomo in nero. Mi sono commossa sulla tomba sua e di June a Hendersonville, avevo gli occhi umidi quando sono uscita dal Cash Museum a Nashville (inevitabile se accanto a quella sedia che è una sorta di trono che appare nel video di Hurt scorrono dietro le relative immagini). Basteranno poche parole poi vi farete da soli la vostra idea ascoltando le 11 tracce di Songwriter che scorrono come se non fossero passati oltre 20 anni dalla sua morte.
Prima delle American Recordings
Quello che posso dire è che al di là del fatto che tutto è un’operazione commerciale, questa almeno ha un senso compiuto e porta la firma di John Carter Cash. Siamo a fine anni 80 primi 90…non un gran bel periodo per Cash alle prese con l’ennesima battaglia con la dipendenza prima di tornare a essere un’icona con le American Recordings di Rick Rubin. Registra un demo con alcuni pezzi, solo lui e il figlio. Ma tutto rimane in archivio chissà dove visti i vari incendi che colpiscono la mansion Cash… fino a che, crediamoci o meno, John Carter Cash li recupera e li riporta a nuova vita.
I temi e i suoni del disco
Merito anche della band che viaggia sulla voce profonda e calda come se non si fossero mai lasciati. Il cognato Marty Stuart alla chitarra, Dave Roe al basso, Peter Abbott alla batteria oltre a vari ospiti, da Dan Auerbach e Vince Gill per dare un tocco di contemporaneità. Songwriter è quello che dice di essere. Storie raccontate dal miglior storyteller. Storie di quella gente che in Cash ha sempre trovato un difensore.. La giovane madre sola che trova conforto nel cantare una ninna nanna al suo piccolo (Sweet Baby James), la gente del suo povero Arkansas cui si sente ancora tanto legato (Have You Ever Been To Little Rock). Ancora il grido di allarme del nostro pianeta nel gospel Hello Out There, grido di aiuto del pianeta terra (anche qui un Cash un precursore, va detto) che sembra provenire dall’ Aldilà con le sue immagini apocalittiche e le parole del libro della Rivelazione.
E poi l’amore. Quello infinito per la sua June la cui voce è “pure joy” e di cui ci parla in Poor Valley Girl, una storia di famiglia, quei Carter che hanno segnato la storia della musica Americana tanto quanto Cash stesso. Così come per June è I Love You Tonite con cui ripercorre gli anni trascorsi insieme, le gioie e il dolore di ogni grande amore per finire col desiderio di rimanere uniti fino alla fine, come poi è successo, perché la vita da solo sarebbe insopportabile. Spotlight, che vira in un blues grazie alla chitarra di Auerbach, seppure affascinante appare meno Cash delle altre ballate, come la non inedita Drive On, Like A Soldier e la divertente Well Alright.
Ogni pezzo è una storia, ogni storia ha la voce inconfondibile e piena di un uomo che ancora riesce a emozionare e a parlarci di amore famiglia disperazione bellezza caduta e redenzione, insomma, in una parola della vita vera, come solo i grandi sanno fare.
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